Milano, 12 ottobre 2017 - 18:26

Alternanza scuola-lavoro: studenti in piazza: cortei, slogan e lanci di uova

In 70 città proteste «contro lo sfruttamento». Scontri tra studenti e polizia al McDonald’s di Palermo. Per uno studente su due l’alternanza «non serve a niente». La ministra Fedeli: «Innovazione importante. Lavoriamo per elevarne la qualità»

Lancio di uova contro le vetrine di McDonald’s (Omnimilano) Lancio di uova contro le vetrine di McDonald’s (Omnimilano)
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Lanci di uova e pomodori contro le vetrine di Mc Donalds («colpevole» di aver siglato con il ministero dell’Istruzione un accordo relativo al progetto alternanza scuola-lavoro), a Milano e Venezia; scontri tra studenti e polizia davanti al McDonald di Palermo, in piazza Castelnuovo, dove era in corso un sit non autorizzato. Due giovani sono stati fermati e ma rilasciati subito dopo. Cortei, striscioni, e qualche zuffa. Nelle piazze delle principali città italiane è scoccato l’autunno caldo della scuola, con migliaia di studenti mobilitati. Obiettivo, le degenerazioni dell’alternanza scuola-lavoro. Ma anche le casse vuote dei fondi per il diritto allo studio, gli intonaci che si staccano e l’insufficiente manutenzione delle scuole.

«Decine di migliaia»

Ragazzi delle superiori e universitari, uniti nelle varie sigle dell’associazionismo degli studenti - Rete Studenti Medi e Udu, Unione degli Studenti e Link-Coordinamento universitario - protestano innanzitutto «contro la legge 107» e quei «tirocini» obbligatori per il milione e mezzo che frequentano le superiori. Che spesso - denunciano - si trasformano in forme di «sfruttamento del lavoro gratuito». Per tutta la giornata hanno inscenato cortei, flash mob in tuta blu - come veri operai - davanti alle aziende, lezioni di piazza alternative, feste e concerti. «Decine di migliaia, soprattutto al sud», sintetizza Gianmarco Manfreda, coordinatore nazionale Rete degli Studenti Medi. Tante voci e tanti modi per dire no a esperienze e progetti «tutti da ripensare e ricostruire».

Violenze

Tra le tante manifestazioni pacifiche, ci sono stati anche episodi di vandalismo: a Milano, oltre a un assalto al McDonald’s di piazza XXIV Maggio, giovani incappucciati hanno imbrattato la sede di Edison in Foro Bonaparte. A Roma, la Rete degli Studenti ha denunciato un’aggressione «fascista» davanti al Liceo Russell, dove «un gruppo di 20 ragazzi, aderenti a Lotta Studentesca, la struttura giovanile della formazione neofascista Forza Nuova, si è scagliato con violenza contro i manifestanti, strappando manifesti e striscioni». Un ragazzo sarebbe stato colpito al volto.

Tute blu

Non solo bandiere e striscioni per i ragazzi in «Sciopero dell’alternanza», ma anche vere e proprie tute da lavoro, indossate in corteo. «Contro lo sfruttamento - spiega la coordinatrice dell’Uds, Francesca Picci - e per chiedere lo statuto dei diritti degli studenti e un codice etico per le aziende». Stessa linea per Gianmarco Manfreda: «L’alternanza scuola-lavoro continua a presentare le criticità che denunciamo da ormai due anni alle quali il ministero tarda a dare risposte concrete. Vogliamo un’alternanza che sia una vera forma di didattica alternativa, di qualità per tutti».

«Innovazione didattica»

La ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha ribadito che l’alternanza scuola-lavoro è un’innovazione didattica importante: «È uno strumento che offre alle studentesse e agli studenti la possibilità di acquisire competenze trasversali e consente loro di orientarsi con più consapevolezza verso il loro futuro di studi e lavorativo». Ha assicurato che non c’è alcuno sfruttamento, e ha ricordato che è stata predisposta una piattaforma per monitorare le attività svolte in alternanza e per segnalare situazioni improprie. «Come ministero, lavoriamo per elevare ulteriormente la qualità dei percorsi offerti, mettendo al centro le nostre ragazze e i nostri ragazzi - scrive Fedeli in una nota -. Ci sarà un ampio confronto su questo, lo faremo il 16 dicembre, agli Stati Generali dell’alternanza, che coinvolgeranno tutti gli attori in campo».

«Studenti, non merce»

Ma gli studenti, che a fine mattinata e al termine del corteo romano, sono stati ricevuti al Miur, non sono soddisfatti: «Non siamo merce nelle mani delle aziende. E le nuove regole che stanno per essere introdotte non vanno nella direzione giusta. Non definiscono la gratuità dei percorsi di alternanza. Non introducono limiti temporali, quindi sarà ancora possibile sfruttare gli studenti durante le vacanze estive, quando ci sono meno controlli. Non vengono fissati criteri su chi può fare il tutor, quali competenze debba avere. E non c’è alcuna selezione dei soggetti attivanti». Alzano la voce, gli studenti, per chiedere che l’alternanza sia una «metodologia didattica che lega il saper al saper fare, l’intelligenza teorica all’intelligenza pratica, che fa davvero da ponte tra ciò che studiamo a scuola e ciò che andremo a praticare nei luoghi di lavoro».

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Lo sciopero

Ecco dunque la loro provocazione: «Se ci trattate da lavoratori noi incrociamo le braccia». Con uno «sciopero alla rovescia» che durerà 24 ore, per ribaltare i tempi, riempirli di discussioni nelle piazze, di momenti di socialità, di riqualificazione dei quartieri con la street art.

Rimandata a settembre

A sostegno della protesta, gli studenti portano dati e numeri: l’Uds ha effettuato una ricerca in cui si evince che il 57% degli studenti è costretto a seguire percorsi di alternanza non attinenti al proprio corso di studi , il 40% ha dichiarato violazioni dei diritti sul luogo di lavoro; il 38% ha dichiarato di essere stato costretto a pagare per seguire il percorso obbligatorio. La Rete studenti medi ha interpellato oltre 4000 ragazzi di 4° superiore da tutta Italia. Dai loro racconti esce un’alternanza non bocciata ma «rimandata a settembre»: uno studente su due dà una valutazione positiva, utile per «l’acquisizione di competenze specifiche» e per «capire il lavoro per cui si è più portati». Ma uno su tre la boccia incondizionatamente, per la poca coerenza con il percorso scolastico e la mancata personalizzazione del percorso. A dichiararsi scontenti sono soprattutto i liceali: docenti meno preparati, scarsa formazione, esperienze costrette all’interno degli orari (e degli spazi) scolastici. Mentre la fotografia scattata da ScuolaZoo mostra una situazione «spaccata», anche se non drammatica: «Il 52% dei ragazzi che hanno risposto al nostro sondaggio giudica l’esperienza positiva, anche se solo il 45% dichiara di aver davvero imparato qualcosa che potrà essere utile per il lavoro - dicono i responsabili della community -. L’importante è che il percorso sia scelto dallo studente, aiutato dai professori e dalla scuola, ma che il ragazzo senta più affine al suo talento e personalità. Altrimenti perde di significato, viene percepito negativamente, anche se i ragazzi in queste poche ore ammettono che si arricchiscono di molte soft skills».

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