Finanza

Scuola e PA, rinnovo del contratto per gli statali con beffa finale

Gli aumenti potrebbero scattare da marzo 2018 durante le elezioni RSU invece che dal 1° gennaio con arretrati sempre più miseri
Pubblicato il 02/01/2018
Ultima modifica il 02/01/2018 alle ore 19:33
Teleborsa
Il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici non finisce mai di sorprendere. Purtroppo, per la sua insignificanza. Dopo gli aumenti miseria, pari a 85 euro medi lordi (40 netti), arrivano infatti gli arretrati ristretti del biennio 2016/2017: porteranno appena dai 370 euro della fascia retributiva più bassa ai 712 di quella più alta. La media, quindi, si ferma attorno ai 500 euro lordo Stato, cioè diviso per 1,3838, del lordo dipendente ovvero con sottrazione del 35% da tassare: alla fine, sottraendo tutte queste trattenute, il dipendente statale percepirà in media solo poco più di 230 euro netti.

"È una cifra che si commenta da sola, su cui l’Anief non ha mai avuto dubbi, tanto da invitare il personale della PA a rivendicare 2.654 euro, comprensivi delle quattro mensilità di fine 2015 indicate dalla Corte Costituzionale, ma ignorate dalla parte pubblica" - commenta il giovane sindacato della scuola -. "Tra l’altro - aggiunge - l’una tantum degli arretrati arriverà probabilmente nella busta paga di marzo e andrebbe ulteriormente incrementata, quasi una marchetta elettorale vista la campagna di elezione per il rinnovo delle RSU".

"Ai tavoli di contrattazione – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - abbiamo intenzione di riportare gli stipendi al costo della vita aumentato di ben 15 punti negli ultimi dieci anni e di recepire quanto deciso dalla Cassazione sulla progressione economica dei precari e sulle ricostruzioni di carriera anche per il personale docente e Ata di ruolo senza dimenticare chi ha lavorato nelle paritarie. Per questo, già da ora stiamo ricorrendo per sbloccare l’indicizzazione dell’indennità di vacanza contrattuale e coprire il 50% dell’inflazione”.

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