Sciopero, la scuola si “spacca”
Questo lunedì l’agitazione di Cobas e Anief. Cgil e Cisl si dissociano
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Primo giorno dopo le ferie di Natale con sciopero, questo lunedì, proclamato da Cobas e Anief nelle primarie e nelle scuole dell’infanzia contro la cancellazione di 300 maestre precarie con diploma abilitante dalle graduatorie Gae a Pordenone. Rientro amaro anche per la pattuglia provinciale di circa 4 mila insegnanti, bidelli, amministrativi, tecnici pordenonesi senza contratto di lavoro, da otto anni. Nel 2018 ripartiranno i concorsi per assumere insegnanti, dirigenti e forse anche direttori amministrativi di segreteria.
Le graduatorie. «Chiediamo una soluzione politica al caso dei diplomati entro il 2001-2002 espulsi dalle graduatorie da una sentenza – hanno dichiarato Mario Bellomo e Antonella Piccolo segretari di Flc-Cgil e Cisl scuola, che non hanno aderito alla protesta –. Per ora non ci sarà mobilitazione dei sindacati confederali». Il ministero dell’Istruzione è in attesa del parere dell’Avvocatura dello Stato: la vicenda è complessa.
«Le decisioni in merito – ha riassunto Bellomo – saranno prese soltanto dopo il parere. Se non ci sarà una soluzione politica, siamo pronti ai ricorsi». Il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli ha sdrammatizzato. «L’eccessivo allarmismo sulla questione – ha detto Fedeli ai sindacati Flc Cgil e Cisl – è dovuto anche a una modalità che continua a non essere utile né agli insegnanti né alla scuola che è quella di vivere di corsi e ricorsi». Per i 300 diplomati magistrali ci potrebbe essere un corso-concorso specifico per la categoria (composta da oltre 43 mila ricorrenti), da collocare parallelamente agli altri corsi formativi (i cosiddetti Fit) previsti dalla riforma della Buona scuola.
Il contratto. «Nulla di fatto o quasi» ha detto Rino Di Meglio, segretario nazionale Gilda, con base a Pordenone, annunciando la fumata nera sul rinnovo del contratto di lavoro, dopo il primo incontro con l’agenzia Aran a Roma. «L’Aran non può contrattare su quanto richiesto dai sindacati – ha aggiunto Bellomo –. Cioè l’utilizzo dei fondi per il merito e per l’autoformazione e l’aggiornamento dei docenti, da portare in busta paga. Sarà necessario un confronto politico, se ci sarà». Salari da fame per bidelli (980 euro mensili per i precari), insegnanti (1. 200 euro medi nei primi anni di carriera), amministrativi e tecnici (circa 1. 200 euro in busta paga a metà carriera). «L’ipotesi – hanno riferito allo sportello Flc-Cgil – è di utilizzare il metodo della piramide rovesciata, per cui gli stipendi più alti non riceverebbero l’aumento di 85 euro lordi. Andrebbe ai salari più bassi. Potrebbe essere inserita una cifra “una tantum” di 21-25 euro da inserire in busta paga».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Le graduatorie. «Chiediamo una soluzione politica al caso dei diplomati entro il 2001-2002 espulsi dalle graduatorie da una sentenza – hanno dichiarato Mario Bellomo e Antonella Piccolo segretari di Flc-Cgil e Cisl scuola, che non hanno aderito alla protesta –. Per ora non ci sarà mobilitazione dei sindacati confederali». Il ministero dell’Istruzione è in attesa del parere dell’Avvocatura dello Stato: la vicenda è complessa.
«Le decisioni in merito – ha riassunto Bellomo – saranno prese soltanto dopo il parere. Se non ci sarà una soluzione politica, siamo pronti ai ricorsi». Il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli ha sdrammatizzato. «L’eccessivo allarmismo sulla questione – ha detto Fedeli ai sindacati Flc Cgil e Cisl – è dovuto anche a una modalità che continua a non essere utile né agli insegnanti né alla scuola che è quella di vivere di corsi e ricorsi». Per i 300 diplomati magistrali ci potrebbe essere un corso-concorso specifico per la categoria (composta da oltre 43 mila ricorrenti), da collocare parallelamente agli altri corsi formativi (i cosiddetti Fit) previsti dalla riforma della Buona scuola.
Il contratto. «Nulla di fatto o quasi» ha detto Rino Di Meglio, segretario nazionale Gilda, con base a Pordenone, annunciando la fumata nera sul rinnovo del contratto di lavoro, dopo il primo incontro con l’agenzia Aran a Roma. «L’Aran non può contrattare su quanto richiesto dai sindacati – ha aggiunto Bellomo –. Cioè l’utilizzo dei fondi per il merito e per l’autoformazione e l’aggiornamento dei docenti, da portare in busta paga. Sarà necessario un confronto politico, se ci sarà». Salari da fame per bidelli (980 euro mensili per i precari), insegnanti (1. 200 euro medi nei primi anni di carriera), amministrativi e tecnici (circa 1. 200 euro in busta paga a metà carriera). «L’ipotesi – hanno riferito allo sportello Flc-Cgil – è di utilizzare il metodo della piramide rovesciata, per cui gli stipendi più alti non riceverebbero l’aumento di 85 euro lordi. Andrebbe ai salari più bassi. Potrebbe essere inserita una cifra “una tantum” di 21-25 euro da inserire in busta paga».
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