In bilico 600 insegnanti: anche il Salento è in sciopero

In bilico 600 insegnanti: anche il Salento è in sciopero
di Maddalena MONGIÒ
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Domenica 7 Gennaio 2018, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 12:47
«Abilitati quando serve, licenziati quando conviene». Questo il grido di guerra con cui i Cobas di Lecce lanciano lo sciopero di domani che vedrà gli insegnanti, dal Salento a Milano, confluire a Roma per una manifestazione davanti alla sede del Miur. Sciopero che vede sul piede di guerra gli insegnanti in possesso di diploma magistrale, conseguito prima del 2002, che rischiano il licenziamento o l’esclusione dalle Graduatorie a esaurimento (Gae). Sono circa 600 i docenti salentini, per la maggior parte donne, delle scuole dell’infanzia e della primaria che rischiano di avere brutte notizie dopo la pronuncia dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato di dicembre scorso con cui, tra l’altro, è stato stabilito che è illegittimo l’inserimento di docenti in Gae dopo il 2007, anno in cui quelle graduatorie si sono chiuse.
Lo sciopero è stato proclamato, oltre che dai Cobas, anche da Anief e Cub, mentre i Confederali, Snals e Gilda hanno scelto la strada della trattativa sui tavoli del ministero e un primo incontro tematico si è tenuto giovedì scorso e si è chiuso con l’intesa di aprire un tavolo di confronto politico dopo che si sarà espressa l’Avvocatura dello Stato. Nel Salento l’adesione allo sciopero potrebbe non essere alta perché tra gli insegnanti, al momento, prevale la posizione attendista; al Nord, invece, i promotori dello sciopero hanno stimato la chiusura di diverse scuole per l’alta partecipazione dei docenti interessati ai problemi sollevati dalla sentenza di dicembre scorso dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato.
 
«I sindacati “rappresentativi” invitano a non scioperare – attacca Mina Matteo dei Cobas di Lecce – poiché millantano che saranno loro a risolvere la situazione con una ”semplice” trattativa. Proprio quei sindacati che ora sono pronti a dettare la loro “piattaforma” politica (forse per effetto delle imminenti elezioni Rsu), quando non hanno mai detto e o fatto nulla per questi insegnanti. Il problema è politico: non possiamo più tollerare che i diritti dei lavoratori vengano decisi dentro le aule di un tribunale. Bisogna al più presto porre fine a queste assurdità. Basterebbe un semplice decreto per risolvere la situazione che, oltre a licenziare migliaia di insegnanti, rischia di paralizzare la scuola dell’infanzia». I Cobas della scuola chiederanno alla ministra Fedeli di non mettere in discussione il posto di lavoro di chi è stato immesso in ruolo e per chi è inserito nelle Gae un periodo di formazione per tutti i diplomati magistrali presenti nella graduatoria in modo da garantirgli la permanenza.
«In questo momento lo sciopero non è di alcuna utilità – afferma Gianna Guido, segretario generale di Cisl scuola Lecce – perché è prioritario trovare una soluzione politica che tenga conto dei diritti dei diplomati magistrali, sia di coloro che sono stati immessi in ruolo, sia di chi ha incarico a tempo determinato riconoscendo, al tempo stesso, l’esperienza di servizio acquisita dal docente in questi anni. Come Cisl Scuola continueremo a sostenere i diplomati magistrali sul piano giuridico nel rispetto dei diritti di tutti i lavoratori coinvolti nella vicenda e, per l’anno scolastico in corso, è indispensabile tutelare la continuità didattica per il bene degli alunni e per la serenità dei lavoratori».
Una posizione, quella della Guido, in perfetta sintonia con quella delle segreterie dei sindacati. «Occorre pensare ad una soluzione politica del problema – hanno sostenuto i segretari generali nazionali Francesco Sinopoli (Flc Cgil), Maddalena Gissi (Cisl scuola), Giuseppe Turi (Uil scuola), Elvira Serafini (Snals-Confsal), Rino Di Meglio (Gilda) – ci troviamo di fronte ad un quadro complesso, ma bisogna tutelare gli interessi di tutti. Non si può pensare di cancellare un’intera categoria di lavoratori e lavoratrici che in molti casi operano già da anni nella scuola. L’amministrazione dovrà trovare una soluzione che riconosca i diritti di tutti e non lasci a casa nessuno».
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