Maestre non laureate verso il licenziamento a Mantova: lunedì lo sciopero

Espulse a centinaia dalle graduatorie per il posto fisso. Delegazione al corteo di Roma e presidio in Provveditorato

MANTOVA. Quando è cominciata, qualche anno fa, qualcuno l’aveva definita una “guerra tra i poveri della pubblica istruzione”. Ora arriva il prezzo da pagare: ci sono decine e decine (una sessantina secondo stime ufficiose) di insegnanti di elementari e materne, nel Mantovano, che rischiano di perdere il posto di lavoro (a tempo indeterminato) conquistato con la firma del contratto nel 2015. Altre centinaia che, invece, verranno espulse dalle graduatorie più importanti per chi ha scelto di cercare un lavoro di insegnante: le Gae. Sono le graduatorie che garantiscono, seppur col passare degli anni, l’immissione in ruolo. Tutte queste maestre ed educatrici verranno “retrocesse” nelle graduatorie d’istituto, dove vengono reclutati i supplenti senza speranza di assunzione.

Detto in estrema sintesi, è questo il risultato - temuto dagli insegnanti - della sentenza con cui il Consiglio di Stato ha messo la parola fine ad anni di ricorsi di docenti che si erano diplomati alle magistrali senza intraprendere il corso universitario di Scienze della formazione primaria, che dal 2002 è l’unico che può abilitare all’insegnamento. Gli insegnanti di elementari e materne che hanno acquisito il diploma prima dell’anno scolastico 2001-2002, domani protesteranno contro quella sentenza di fine dicembre, con una manifestazione a Roma organizzato da Anief e altre sigle di comitati di base (Cobas).

Anche da Mantova partirà una delegazione di insegnanti per partecipare alla manifestazione nazionale e un gruppo organizzerà in contemporanea un presidio davanti alla sede del provveditorato in via Cocastelli. C’è un comitato spontaneo (Docenti magistrali e non di Mantova) che ha diffuso un comunicato nel quale viene attaccato il governo Renzi (e i politici italiani) giudicato responsabile politico di quanto accaduto e annunciano nuove battaglie giuridiche «perché non esistono insegnanti di serie A e di serie B».

Si calcola che tra maestre di elementari ed educatrici delle materne, i docenti che vivranno le conseguenze della sentenza siano tra i 50 e i 60mila. C’è chi perderà il posto di lavoro fisso a fine anno scolastico e chi (la maggior parte) si vedrà negare la possibilità di entrare nelle Gae e quindi di poter ambire ad avere un giorno il posto fisso.

Chi è nelle Gae? Chiariamolo, non si tratta di insegnanti privilegiati. Sono docenti che hanno intrapreso gli studi universitari obbligatori per avere l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole d’infanzia e primarie. Giovani che, come i colleghi diplomati, si sono buttati in una settore che prevede a volte lunghissimi periodi di precariato. «Il Miur non ha mai applicato la legge che permette ai diplomati fino al 2001-2002 di essere nelle Gae e di avere l’abilitazione - dice una maestra diplomata - ci sono state valanghe di ricorsi». Nel 2015 i vincitori di uno di questi ricorsi hanno firmato un contratto d’assunzione con una clausola micidiale: il Ministero si riservava il diritto di strappare l’accordo in caso di verdetto favorevole all’ultimo grado di giudizio. Cosa che è avvenuta .
 

di Nicola Corradini

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