“Assunzione”. “Precariato crimine di stato”. “Nessun docente di meno”. Gli slogan urlati o scritti su dei cartelloni sotto le finestre degli Uffici Scolastici Regionali fanno capire che la rabbia da parte degli insegnanti è tanta. Nel giorno in cui in tutta Italia va in scena uno sciopero contro la sentenza del Consiglio di Stato sui diplomati magistrali, a Milano sono in più di 500 i docenti a essere scesi in piazza. Sono per lo più precari, i diretti interessati di quella sentenza del Consiglio di Stato che esclude i diplomati alle magistrali prima dell’anno 2001-2002 nelle graduatorie a esaurimento (Gae). A rischiare il posto di lavoro, nella sola Lombardia, sono circa 2.000 insegnanti, calcola la presidente lombarda del sindacato Anief che ha promosso lo sciopero. “Visto che i docenti sono stati inseriti nelle graduatorie a esaurimento con riserva, è possibile che appena la sentenza diventerà operativa, tutti questi insegnanti verranno licenziati”, spiega Fiorella Regi.

“Siamo abilitati a insegnare come docenti di ruolo, ma non a prendere lo stipendio che ci spetta”. Il commento amaro di Angela Carifone, docente precaria che dal Cilento per scelta personale si è trasferita da anni a Milano, rende chiaro il perché di una protesta che non vorrebbe scemare in una sola giornata di sciopero. “Per lo Stato siamo idonei a insegnare solo da settembre a giugno, come precari a chiamata in giro per le provincie di Milano. Il mio stipendio mensile è 1.300 euro al mese e pago 500 euro di affitto”, ci tiene a precisare. “Ho una grande passione per il mio lavoro ma se la situazione deve essere questa, allora forse è meglio cambiare mestiere. Il dietrofront del Consiglio di Stato, dopo 7 sentenze, è clamoroso. Persino l’Europa ha sollecitato l’Italia a regolarizzare i tanti insegnanti precari a 36 mesi”.

Che il problema principale della scuola, dopo anni di battaglie e provvedimenti, rimanga il precariato è opinione condivisa da tutti i docenti che manifestano in via Polesine. Anche da parte di chi come Olga Romano è diventata professoressa di ruolo alle superiori, che chiede una soluzione al precariato anche per i docenti del TFA e del PAS, o Cristian Schettino, anche lui insegnante di ruolo di Varese, che da anni fa sentire la sua voce contro il malfunzionamento della scuola italiana. “Sono arrivato a strappare la mia tessera della CGIL nel 2008 perché i sindacati non stavano facendo nulla per noi”, racconta Cristian, originario di Palinuro. “Anche l’incontro del 4 gennaio con il Miur non ha prodotto nulla: cosa serve farsi sfruttare per un altro intero anno senza dare una risposta concreta a chi rischia dopo anni e anni di lavoro, facendo tutoraggio ai giovani laureati, di non avere più un lavoro e di dover ricominciare da capo in nuove graduatorie?” Il fatto che la protesta avvenga a pochi mesi dalle elezioni nazionali non aiuta a ottenere risultati. “Siamo 60.000 voti, tutti ci prometteranno qualcosa per poi non garantirci nulla”, chiosa Cristian. L’appuntamento delle 14 con i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle è il primo di un lungo percorso che si preannuncia in salita.

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