Molestie sessuali a scuola, vietate le chat tra prof e studenti

Molestie sessuali a scuola, vietate le chat tra prof e studenti

di Lorena Loiacono
Mai più amicizie pericolose tra prof e studenti in chat: al bando messaggini e contatti social inappropriati tra chi occupa i banchi di scuola e la cattedra. Nella bozza di contratto che l'Aran ha presentato ai sindacati per il rinnovo contrattuale, è previsto in sostanza una sorta di codice etico per i docenti: norme scritte sull'uso dei social che, all'indomani delle violenze subite da una studentessa di un liceo di Roma da parte di un docente, tornano a far discutere.

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E così il contratto, in una fase iniziale di discussione che riguarda per ora solo gli aspetti sindacali, rischia di bloccarsi sull'aspetto disciplinare. In base a quanto riportato nella bozza di contratto, alla voce che riguarda gli obblighi dei dipendenti, oltre alle norme già presenti nel vecchio contratto relative al rispetto del luogo di lavoro e del ruolo sono previsti nuovi divieti: si chiede infatti di limitare l'interazione a mezzo dei canali sociali informatici con gli studenti alle sole informazioni di servizio e alle interazioni necessarie per lo svolgimento della funzione di educazione, di istruzione e di orientamento.

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Niente chiacchiere online, quindi, tra prof e studenti. Un passo necessario per evitare che i contatti, in caso di eventuali mele marce tra gli adulti, diventino qualcosa di più pericoloso. Secondo l'amministrazione infatti vanno evitati comportamenti ambigui. E le sanzioni disciplinari si faranno sentire: in base alla gravità della violazione si va dal rimprovero verbale al rimprovero scritto, alla multa fino ad un massimo di quattro ore di retribuzione, dalla sospensione dal servizio con privazione della retribuzione al licenziamento con o senza preavviso.

Per i sindacati non è la strada giusta da percorrere: «Rasenta l'assurdo la stretta sulle sanzioni disciplinari: pesanti sanzioni scatterebbero qualora un docente dovesse comunicare con i suoi alunni via Facebook o Whatsapp - spiega Marcello Pacifico dell'Anief-Cisal - invece di pensare ad introdurre norme più snelle e adeguate alle necessità, come la cancellazione degli articoli del Ccnl che continuano a discriminare il personale precario rispetto a quello di ruolo, ci si concentra su disposizioni che sconfinano dal contratto di lavoro, perché è ovvio che chi va oltre le finalità educative incorre già in sanzioni di carattere penale».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Gennaio 2018, 11:16
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