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Scuola: docenti in classe con stesse ore media Ocse, ma stipendio inferiore del 20%

Anief: la proposta dell’Aran sui contratti "è irricevibile"

Economia
Scuola: docenti in classe con stesse ore media Ocse, ma stipendio inferiore del 20%
(Teleborsa) - Mettendo a confronto gli stipendi, si evidenzia che a fine carriera il gap negativo dei nostri docenti rispetto a quelli della media UE è di circa il 20%. Eppure l’impegno in classe è quasi identico: alla primaria, ad esempio, in Italia il numero di ore annue in cattedra è solo del 5% in meno. Perché poi in Germania i compensi annui dei docenti sono quasi il doppio rispetto ai nostri? E Il nuovo contratto è a dir poco deludente, visto che non risolve nulla né sul piano stipendiale né normativo. Anzi, si rischia di peggiorare la situazione.

“Senza contare tutte le altre ore obbligatorie funzionali all'insegnamento – incalza Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che ora l’Aran vuole innalzare, inserendovi nuove mansioni in cambio di aumenti farsa. Non va meglio per chi comincia a insegnare, il cui compenso annuo medio è inferiore del 6,5% rispetto a quanto si percepisce per lo stesso lavoro nell’area Ocse. Invece di cercare di ridurre la forbice, con il nuovo contratto si mantiene l’attuale assetto generale. Anzi, cercando pure di introdurre delle norme che vogliono assimilare chi insegna nella scuola ad un semplice impiegato".

“Come se non bastasse tutto questo – continua il sindacalista - dalla bozza di nuovo contratto collettivo nazionale proposta dall’Aran, si evince che non si recepiscono le sentenze della Corte suprema sulla parità di trattamento tra personale precario e di ruolo, né si elimina il raffreddamento della carriera nelle ricostruzioni attuate per il personale di ruolo. Addirittura, si attribuiscono aumenti di soli 40 euro netti per il 2018 e 220 euro netti di arretrati per il 2016 e il 2017: una cifra ridicola, addirittura tre volte inferiore all'aumento del costo della vita registrato dopo il blocco decennale degli stipendi”.

“Di fronte a queste condizioni – conclude Pacifico – il nostro sindacato si oppone senza se e senza ma: qualsiasi proposta di aumento dell'orario lavorativo e di mansioni senza risorse aggiuntive, va rispedita al mittente perché è irricevibile. Che cosa c’è da contrattare? Per tale motivo insistiamo con i ricorsi in tribunale, confermando la mobilitazione del personale che, anche per altre motivazioni, porterà il nostro sindacato scioperare due volte nelle prossime settimane e, a scendere in piazza il 23 marzo per una grande manifestazione nazionale".
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