L’hanno definita la carica dei 101, ma non ha nulla di disneyano la protesta del Comitato Docenti Mobilitati Siciliani che da Ragusa minaccia la disiscrizione in massa dei docenti aderenti da tutta Italia dai sindacati che li rappresentano. Una iniziativa nata per protestare contro il piano mobilità sottoscritto con il Miur lo scorso aprile.

Nel mirino, ancora una volta, le regole sui distaccamenti di tanti insegnanti in sedi lontane anche mille chilometri dalla regione di appartenenza. Spostamenti attuati in base alle nuove regole deLa Buona Scuola ma per cui l’antidoto, cioè la formula per tornare a insegnare più vicino alla propria residenza, sembra sempre più difficile possa accontentare tutti gli interessati.

Fino ad ora però i docenti avevano marciato, protestato, usato i media per denunciare la propria condizione ma mai minacciato direttamente i rappresentanti dei lavoratori. Un campanello d’allarme, visto che la protesta non è limitata alla Sicilia dove la soglia dei 101 in questi giorni è già stata superata abbondantemente, ma trova sponda nella maggior parte di comitati docenti di tutta la Penisola.

«Siamo stati io e il mio collega Pippo Re a pensare di riunire i docenti mobilitati, per far uscire la protesta dalla Sicilia», spiega a La Stampa Evelin Zarba, 45 anni, promotrice del Comitato e distaccata nel 2016 da Ragusa a Milano per insegnare in una materna. «Pian piano da un gruppo whatsapp è nato un gruppo che ora conta oltre 200 persone. Ci sono colleghi che ci seguono anche esternamente e abbiamo supporto e adesioni da tutta Italia».

Zarba spiega di aver dovuto accettare il trasferimento come molti altri suoi colleghi, pena l’esclusione dalla graduatoria grazie a cui funziona il sistema di assegnazione delle cattedre nella Penisola. Il meccanismo però funziona in base a un algoritmo di cui si è subito denunciata l’eccessiva pervasività nella vita lavorativa e privata di chi accompagna gli studenti nel loro percorso formativo.

Perché però prendersela con i sindacati? «I sindacati F.L.C.-C.G.I.L., C.I.S.L.-SCUOLA, U.I.L.-SCUOLA, S.N.A.L.S.- C.O.N.F.S.A.L. sono quelli che l’11 aprile 2017 hanno sottoscritto quell’assurdo accordo con il Miur», continua Zarba riferendosi al documento che di fatto oggi blocca il rientro di tantissimi insegnanti nelle loro zone d’origine e che le rappresentanze avrebbero colpevolmente siglato pur di non paralizzare l’attività scolastica nazionale. A peggiorare la situazione il fatto che in base a quell’accordo per i rientri i docenti dovrebbero sostenere un nuovi concorsi.

«Noi non pretendiamo di rientrare subito - commenta la promotrice del Comitato - Siamo disponibili a rispettare i turn over ma qui si parla di nuovi concorsi, solo per rientrare! Sindacati e Governo hanno firmato delle quote ridicole per il rientro. Ci sono materie in cui se non scatta una percentuale più elevata non riesce a partire nemmeno una cattedra: la mobilità al 30% blocca tutto, noi non vogliamo bloccare le assunzioni ma chiediamo di rivedere quelle quote».

I docenti chiedono infatti che, in vista dei prossimi pensionamenti (e della conseguente possibilità di altre cattedre libere, almeno in Sicilia) si riveda la previsione secondo cui il 60 per cento dei posti liberi sarà assegnato alle nuove assunzioni (vincitori degli ultimi concorsi e insegnanti delle graduatorie ad esaurimento), il 30 per cento ai trasferimenti interprovinciali e il 10 per cento ai trasferimenti provinciali, proponendo invece la quota del 100% per i posti destinati a favorire la mobilità.

Nel mirino oltre alle sigle sindacali già citate ci sono anche il Gilda-Unams e l’Anief. Tutte le rappresentanze, indistintamente, sono accusate dal Comitato di non aver rappresentato gli interessi dei lavoratori durante le contrattazioni collettive. «Noi in questo momento siamo arrabbiati con i sindacati che in teoria dovrebbero avere potere contrattuale e invece hanno firmato un accordo inutile: che senso ha pagargli la quota della tessera?», continua Zarba. Numericamente le eventuali disiscrizioni non sarebbero pesanti da sopportare per le rappresentanze, quanto il suo significato sociale e politico: una delegittimazione troppo forte per essere ignorata. «Se non rivedranno subito questa mobilità, non solo i circa 200 docenti che aderiscono all’iniziativa qui in Sicilia ma anche tantissimi docenti in tutta Italia faranno immediatamente la revoca delle tessere sindacali in massa». Una protesta che suona più come un grido di disperazione che una minaccia.

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