RIFORMA PENSIONI/ Il commento di Lagarde su Lega e M5s (ultime notizie)

- Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni novità, ultimissime. Il commento di Lagarde su Lega e M5s. Tutte le novità e le news sui principali temi previdenziali di oggi, 27 marzo

Sito Inps in tilt 1 aprile Lapresse

LE PAROLE DI CHRISTINE LAGARDE

Il Fondo monetario internazionale ha messo in guardia l’Italia sulla sostenibilità del suo sistema pensionistico. Christine Lagarde, Direttrice dell’istituzione internazionale, è stata intervistata da Repubblica e Tonia Mastrobuoni le ha fatto notare che in Italia “alcuni partiti che hanno buone possibilità di governo hanno proposto di cancellare la riforma Fornero o di introdurre misure molto costose come il reddito di cittadinanza”. “Anzitutto: le idee politiche cambiano, nel tempo. E cambiano quando qualcuno arriva al governo e deve prendere decisioni per il proprio Paese. Chi governa capisce il rischio di creare instabilità, la necessità di una bussola o che non si possa spendere più di ciò che si incassa. Che le entrate contano quanto le uscite. E questa ‘prova di realtà’ arriva sempre, quando si arriva al potere”, è stata la replica della Lagarde.

PROIETTI INSISTE SULLA FLESSIBILITÀ A 63 ANNI

Domenico Proietti in una nota ribadisce, a nome della Uil, che “la spesa per pensioni in Italia è ampiamente sostenibile nel breve, medio e lungo periodo”. Dunque, secondo il sindacalista, la Commissione europea, il Fondo monetario internazionale e le altre istituzioni che hanno manifestato perplessità sulla tenuta del sistema pensionistico italiano devono stare tranquilli, perché “la nostra spesa per pensioni è dell’11% rispetto al Pil, perfettamente in media con gli altri Paesi europei e addirittura meno della Francia e della Germania”. Secondo il Segretario confederale della Uil occorre “separare contabilmente la spesa previdenziale da quella assistenziale, insediando subito la Commissione all’uopo istituita dall’ultima Legge di bilancio”, inoltre, bisogna “continuare a cambiare la legge Fornero come è avvenuto negli ultimi due anni nella direzione di una flessibilità all’accesso alla pensione intorno a 63 anni, affrontando le future pensioni dei giovani ed eliminando tutte le disparità di genere che penalizzano le donne”.

LEGA E M5S: NIENTE CANCELLAZIONE DELLA LEGGE FORNERO?

Negli ultimi giorni è cresciuta la sensazione che Lega e Movimento 5 Stelle possano prendere le redini del futuro governo. Per questo i quotidiani si stanno esercitando a trovare i punti programmatici di convergenza tra il partito di Salvini e quello di Di Maio. Repubblica fa notare che quello principale riguarda le pensioni. Solo che non si tratterebbe più di cancellare la riforma delle pensioni del 2011, “come sbandierato in campagna elettorale”, ma di introdurre “due quote per andare in pensione: quota 100 (almeno 36 anni di contributi e 64 di età) oppure quota 41 (anni di contributi versati)”, con il “mantenimento degli sconti contributivi per le madri”. Ci sarebbe tuttavia una sola divergenza tra i due partiti, riguardante “l’adeguamento dell’età di uscita alla speranza di vita. Da abolire per M5S. Da mantenere per la Lega”.

REVERSIBILITÀ, L’APPELLO DI DE PALO

“Chiediamo al governo che verrà di scongiurare il pericolo di tagli ai sostegni per le madri e le vedove e di far fede all’impegno assunto da chi l’ha preceduto”. Queste le parole di Gianluigi De Palo riportate dall’Agenzia Sir. Il Presidente nazionale del Forum delle famiglie ricorda infatti che il Fmi ha suggerito di tagliare la spesa pensionistica italiana, che comprende anche “pensioni di reversibilità e benefici per le madri lavoratrici”. Dunque “non va sottovalutato il danno che tale consiglio arrecherebbe alle famiglie vedove con il taglio della reversibilità e l’esclusione dei familiari”, senza dimenticare che se la richiesta del Fmi “avesse seguito, verrebbero coinvolti anche quegli istituti che fanno da ammortizzatore sociale alle famiglie italiane”. Per questo chiede al mondo politico che si eviti l’avverarsi di questo scenario.

MOVIMENTO OPZIONE DONNA CONTRO LEONARDI

Marco Leonardi, in un intervento su Il Messaggero, aveva evidenziato che “per quanto riguarda le pensioni l’unica strada che si può realisticamente intraprendere è la continuazione della strategia portata avanti dai governi Renzi-Gentiloni, con un graduale aggiustamento nel rispetto dei conti pubblici”. Concretamente, il consigliere economico di palazzo chigi aveva parlato di “un’Opzione donna a 63 anni (a fronte del ricalcolo della pensione con il sistema contributivo)”. Un’ipotesi che non piace al Movimento Opzione donna. Lucia Rispoli, sulla pagina Facebook del Movimento, ha infatti scritto un post per far sapere che “63 anni sono inaccettabili, come inaccettabili per noi (in quanto insufficienti ed inadeguate) sono state le misure proposte ed approvate dal Pd con Ape volontaria e Ape social. Perché a 63 anni le donne non ci arrivano!”.

I PREPENSIONAMENTI CON L’ISOPENSIONE

Nei giorni scorsi si è parlato dell’accordo relativo ai 1.100 prepensionamenti che ci saranno in Leonardo, grazie all’isopensione contenuta nella Legge Fornero. Avvenire ricorda che questo strumento è stato al centro anche di altri accordi per costruire degli “scivoli” importanti in altre aziende, grazie anche al fatto che nell’ultima Legge di bilancio è stato portato a sette il numero di anni di anticipo possibile rispetto ai requisiti pensionistici. Il quotidiano della Cei ricorda quindi l’accordo per 500 prepensionamenti in Autogrill, oltre a quello della Nestlè-Perugina e di Telecom Italia. Pare inoltre che anche Electrolux voglia scegliere questa strada, che può anche consentire l’ingresso di giovani nelle aziende interessate. Anche se probabilmente in numero inferiore rispetto alle uscite concordate.

CUMULO, NUOVO INCONTRO INPS-ADEPP

Prosegue lo scontro tra Inps e Adepp sul cumulo contributivo gratuito dei professionisti. Uno scontro che potrebbe arrivare nelle aule di tribunale, visto che come segnala Repubblica, è già stato aperto un fascicolo alla Procura della Repubblica di Roma dopo un esposto in cui Inps e Cassa forense vengono accusati di non aver applicato la norma che era stata inserita nella Legge di bilancio 2016. Mercoledì le due parti dovrebbe incontrarsi e forse arrivare a una soluzione, anche se bisognerà vedere a quali condizioni potranno arrivare a un accordo sui 65 euro relativi agli oneri di gestione delle pratiche per il cumulo. La proposta di Boeri di dividere pro quota, a seconda degli anni cumulati nelle gestioni, è stata respinta al mittente. Non resta che attendere aggiornamenti. Un’attesa molto lunga per quei professionisti che hanno lasciato il lavoro e ora non riescono ad accedere alla pensione.

I COSTI DI PENSIONI SOCIALI E DI REVERSIBILITÀ

“L’Italia, secondo gli standard statistici internazionali dell’Eurostat, spende il 21,1% del proprio Pil in assistenzialismo considerando, però, solo quello erogato a livello centrale, dallo Stato, senza contare i soldi dei vari e numerosi interventi a livello locale”. È la conclusione di un articolo di Marco Cobianchi pubblicato su Il Giornale, nel quale vengono ricordati i numeri relativi alle pensioni che in Italia vengono erogate a prescindere dai contributi versati durante la propria vita lavorativa. “Ad esempio la pensione sociale che viene erogata, indipendentemente dal versamento di qualsiasi contributo, a persone che si trovano in difficoltà economica al raggiungimento di una certa età. Le pensioni erogate sono 4.421.968 (dati 2016), costano allo Stato 22 miliardi e 764 milioni di euro e ne beneficiano 1.672.593 persone”. Senza dimenticare le pensioni di invalidità. “Anche in questo caso l’erogazione dell’assegno prescinde dai contributi e viene erogato a 1.252.715 italiani ognuno dei quali incassa mediamente 11.587,11 euro l’anno per una spesa a carico dello Stato di 14 miliardi e 515 milioni”.

Ci sono anche le pensioni di reversibilità: “ne hanno diritto i congiunti di una persona deceduta se questa ha versato almeno 5 anni di contributi. Costano una cifra spaventosa: 41 miliardi e 599 milioni di euro e ne beneficiano 4.414.163 persone. Siamo il Paese europeo che spende di più in pensioni di reversibilità, addirittura il 2,7% del Pil”. Considerando le pensioni di guerra, si arriva a un costo di 80 miliardi e 179 milioni di euro l’anno. Cifra a cui andrebbe aggiunto il Rei, il bonus cultura e altre forme di assistenza dello Stato.





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