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Rinnovo contratto scuola: brutta sorpresa per chi ha oltre 35 anni di anzianità

L'allarme arriva dal sindacato della scuola Anief

(Teleborsa) - C'è ancora incertezza sui tempi di assegnazione dei mini-aumenti stipendiali e degli arretrati previsti dal rinnovo del contratto sottoscritto lo scorso 9 febbraio all'Aran. L'allungamento dei tempi della firma definitiva è dovuto alla lentezza con cui gli organismi istituzionali stanno esprimendo i loro pareri. E' quanto rivela il sindacato della scuola Anief che vede sempre più probabile che l'emissione speciale, sarà attuata nell'ultima decade di aprile.

C’è tuttavia un alto numero di docenti e ATA che dal sospirato rinnovo contrattuale, atteso da quasi dieci anni, non riceveranno quello che gli spetta: sono tutti coloro che hanno superato il 35esimo anno di anzianità e che si ritroveranno con lo stipendio praticamene fermo. A essere in questa situazione è un numero di lavoratori in sensibile crescita, visto che i nuovi parametri di pensionamento hanno fatto slittare di un decennio l’uscita dal lavoro. A fronte di questa novità importante, anche il contratto si sarebbe dovuto adeguare, introducendo un nuovo gradone stipendiale riguardante la fascia 36–43 anni. Invece, l'Aran, con il compiacente silenzio dei sindacati firmatari (Flc-Cgil, Cisl e Uil), ha pensato bene di lasciare immutati "gradoni" stipendiali, andando solo a ratificare l'annullamento della fascia 3-8 anni creando un bel danno economico ai neo-assunti e calpestando quindi in modo netto il principio della parità retributiva. Per il sindacato, inoltre, non si può ignorare l’alto tasso di stress tra i dipendenti pubblici, ma che soprattutto subisce il personale della scuola. Di tutto ciò non c’è traccia nel nuovo contratto che si è rivelato l’ennesimo pacchetto risparmio, che penalizza sia i neo immessi in ruolo, sia chi è a fine carriera. Il tutto, in cambio di una manciatina di euro netti al mese.

"Sono sei le fasce d’anzianità previste dal nuovo accordo siglato dai sindacati confederali e valido per il triennio 2016-2018, ma colpisce la mancata applicazione di una nuova finestra temporale, da 35 in poi di anzianità. Al tavolo di contrattazione, dove abbiamo fondate ambizioni di andarci a sedere dopo le elezioni RSU della prossima settimana, non si sono posti nemmeno il problema. Che invece esiste". Lo rivela Marcello Pacifico presidente Anief che continua: "Sappiamo bene che non vi è più la certezza di poter andare in pensione entro una data stabilita perché, anche per accedere all'assegno con il canale dell’anzianità, comunque per il 2018 i contributi sfiorano i 43 anni. In tal modo, si condanna la stragrande maggioranza dei lavoratori ultra 60enni a percepire sempre lo stesso stipendio, fissato a quota 35, fino all'ultimo anno prima di andare in pensione. Tra l’altro, per vedersi assegnare un assegno di quiescenza destinato a diventare della metà di quanto percepito con l’ultimo stipendio. Mentre per Anief, bisogna assolutamente ritornare a 61 anni e 35 anni di contributi con l’80% dell’ultima retribuzione. Tutto questo, anche e soprattutto alla luce del fatto che quella educativa è una professione particolarmente esposta a condizioni stressogene come hanno confermato gli autori di un’indagine su larga scala che ha indagato sugli ambiti problematici connessi con lo sviluppo dello stress".




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