Spazio scuola – 2 e 3 maggio, altrto sciopero


Il 2 e 3 maggio ancora sciopero: il terzo in quattro mesi per riaprire le GaE e riallineare gli stipendi all’inflazione
Preso atto dell’inerzia che continua a contraddistinguere l’azione di chi amministra l’istruzione pubblica in Italia, Anief ha deciso di incrociare di nuovo le braccia, aderendo alla proclamazione dello sciopero generale nel Comparto Scuola indetta per il 2 e 3 maggio prossimi e già ratificata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Funzione Pubblica. La protesta, alla quale parteciperà tutto il personale docente e ATA a tempo indeterminato e determinato, atipico e precario, segue le due già realizzate negli ultimi mesi: quella dell’8 gennaio, a ridosso della sentenza in Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, cui ha fatto seguito lo sciopero del 23 marzo nel giorno d’insediamento delle Camere, a cui si è aggiunto il malcontento per un rinnovo di contratto al ribasso.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Tra il personale, la situazione di insofferenza ha raggiunto l’apice. Tra i precari, anche di lungo corso, non si arresterà fino a quando non saranno riaperte le Graduatorie ad esaurimento, trasformato tutto l’organico di fatto in organico di diritto, autorizzato un nuovo vero piano straordinario di 150mila assunzioni per docenti educatori ed Ata. Tutto il personale, invece, continua a chiedere ulteriori risorse per riportare gli stipendi al costo della vita. Sono tanti i motivi che hanno portato il nostro sindacato a chiedere di scioperare, per ben tre volte in quattro mesi, consapevoli del fatto che non possiamo essere ostaggio della politica. Anche perché chi è docente e Ata non può più fare il missionario. È chiamato, certamente, ad educare al diritto, al dovere e al lavoro. Ma ha anche il diritto di essere assunto dopo 36 mesi di lavoro. E per farlo, i precari devono essere immessi in ruolo dalle GaE, se in possesso di abilitazione, attraverso qualsiasi canale; occorre poi trasformare i quasi 100mila posti degli organici di fatto in cattedre vacanti, quindi da collocare in quelle di diritto. Allo stesso modo, riteniamo che sia giunta finalmente l’ora di allineare gli stipendi almeno all’aumento del costo della vita.


15 Aprile 2018

Categoria : Rubrica
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