ANNIVERSARI

10 secoli di bellezza e spiritualità, l’abbazia di San Miniato al Monte festeggia 1000 anni di vita

di Silvia Pieraccini

3' di lettura

Se state programmando un viaggio a Firenze nei prossimi mesi, tenete a mente due cose: la prima è di ritagliarvi due ore per salire a San Miniato al Monte, l'abbazia sulla collina – la prima e unica chiesa romanica di Firenze - che emana bellezza e spiritualità, e da cui si ammira il più bel panorama della città, con vista mozzafiato su tutti i monumenti fiorentini (che sembrano mettersi in posa) e, a perdita d'occhio, su una bella fetta della Toscana centrale.

La seconda cosa da fare è dare un'occhiata al programma di eventi con cui San Miniato festeggia i 1000 anni di vita: era il 27 aprile 1018 quando il vescovo fiorentino Ildebrando firmò la Charta ordinationis per la fondazione di una nuova basilica, ispirata dal ritrovamento (tra le rovine della precedente chiesa carolingia) delle reliquie di un esule armeno – il martire Miniato - ucciso nel 250 dopo Cristo.

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Nel calendario di eventi del Millenario – una cinquantina in tutto, organizzati dall'abbazia in collaborazione con tutte le istituzioni della città e visibili sul sito appena rinnovato e sulla app creata per l'occasione – si alternano convegni, concerti, spettacoli, festival, seminari, installazioni, letture, che animeranno un intero anno, fino al 27 aprile 2019. Ma capitare a Firenze un giorno come giovedì 21 giugno, quando sul sagrato della basilica - illuminato da 1.000 candele che evocheranno i 1.000 anni di San Miniato - si terrà “The Millennium Sunset prayer concert'” con musiche originali in prima assoluta del giovane compositore Ian Cecil Scott, potrebbe essere un'esperienza unica.

Così come sarà unica la tappa a San Miniato, il 26 giugno prossimo, dell'81esima edizione del Festival del Maggio musicale fiorentino che omaggia il Millenario con il concerto del coro l'Homme Armé diretto da Fabio Lombardo con musiche che vanno dal Medioevo al Novecento; o la catena umana con la recitazione ininterrotta della Divina Commedia che (il 26 maggio) si snoderà lungo la scalinata che da Porta San Niccolò conduce a San Miniato. “Vuol essere un Millenario per i giovani”, ha spiegato presentando gli eventi Dom Bernardo Gianni, monaco benedettino priore dell'abbazia di San Miniato al Monte, che, grazie proprio al compleanno, ha conquistato due restauri importanti: quello delle tre porte della basilica, realizzato in collaborazione con alcuni Rotary (che sarà inaugurato il 20 aprile); e quello del Ciborio interno alla basilica (inaugurazione il 26 aprile), con architettura di Michelozzo, tavole di Agnolo Gaddi e aquile bronzee di Maso di Bartolomeo, restauro finanziato dagli americani di Friends of Florence.

Ma le celebrazioni saranno anche riflessione, con convegni internazionali come quello fatto con l'Università di Firenze sui mille anni di storia della basilica (giovedì 13 e venerdì 14 settembre) che è da sempre un simbolo religioso e laico. “San Miniato al Monte è un simbolo vivo – ha detto il sindaco Dario Nardella – capace di abbracciare l'intera città. Per La Pira San Miniato era la città sul monte – ha aggiunto Nardella – con il cimitero che ospita le figure più illustri della città. Ancora oggi San Miniato è un elemento di unione, un collante, un luogo di speranza che unisce passato e futuro”.

Un luogo da cui può nascere “l'occasione per creare la condizione di pace perpetua di cui parlava Kant, in un momento in cui ancora ci sono drammi nel mondo”, ha sottolineato il rettore dell'Università di Firenze, Luigi Dei. “Abbiamo bisogno di punti di riferimento – ha aggiunto la vicepresidente della Regione Toscana, Monica Barni – e questa abbazia lo è per la bellezza, l'armonia, il lavoro che emana”. “Da questa terrazza simbolicamente protesa su tutte le nazioni – ha concluse Dom Bernardo – da questo laboratorio di convivenza evangelica, la comunità monastica e il Comitato nazionale per la celebrazione dei mille anni di San Miniato al Monte invitano a festeggiare i dieci secoli di questa straordinaria avventura di bellezza, di fede e di speranza interpellando non solo le sue fonti storiche, ma anche arti, linguaggi e intuizioni della nostra contemporaneità”.

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