Settore pubblico, il rinnovo delle Rsu: al voto 20mila pavesi
I sindacati: «Tagli al personale e mancato turnover rendono i servizi inefficienti, ogni anno saltano 150 posti». Fino a giovedì si vota per i rappresentanti di ospedali, istituti scolastici ed enti locali
di Anna GhezziPAVIA. «Nella pubblica amministrazione in provincia di Pavia è come se chiudesse una Merck ogni anno: perdiamo circa 150-200 lavoratori ogni anno». Spiega così Antonio Cassinari, segretario generale della Funzione pubblica Cisl, il clima nel quale circa 20mila addetti del settore pubblico in provincia di Pavia andranno da martedì a giovedì alle urne per il rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie: 5.200 votanti nella sanità, poco più di 1.200 negli enti del governo centrale, dalla prefettura all’Inail, oltre 3mila tra Comuni e Provincia. Chiamati al voto anche maestri, professori, amministrativi e collaboratori scolastici, gli oltre 9mila addetti delle 55 scuole e dell’università di Pavia. I quasi 20mila dipendenti pubblici della provincia potranno scegliere tra 1.200 candidati che dovranno rappresentare i lavoratori in ciascun ente dopo un decennio di contratti immobili e turnover (quasi) bloccato.
Sempre di meno nei Comuni, sempre più compiti. «I problemi da affrontare sono tanti - spiega Cassinari - a partire dalla carenza cronica nelle dotazioni organiche che colpisce trasversalmente il pubblico impiego. Non mancano solo infermieri e personale assistenziale, anche i Comuni e le agenzie centralizzate hanno il personale ridotto all’osso mentre le incombenze sono aumentate e si devono garantire i servizi. Ormai si punta tutto sulla buona volontà del personale». Le rappresentanze sindacali unitarie sono eleggibili in tutti gli enti pubblici, a prescindere dalla dotazione organica: sono infatti uno degli attori che siedono al tavolo della contrattazione decentrata, ovvero l’applicazione locale dei contratti nazionali.
Applicare i nuovi contratti. «Negli enti locali e in sanità occorre subito promuovere l’applicazione dei nuovi contratti - spiega Mimmo Galeppi, segretario generale Uil Fpl - che ci permettono di riaprire la contrattazione di secondo livello ferma da 10 anni. La legge Brunetta ci aveva bloccato sull’organizzazione del lavoro, che ora verrà sbloccata. E il nuovo contratto mette a disposizione da gennaio 2019 91 euro per ogni dipendente in servizio nel 2015 per costituire i fondi necessari ai premi, alla rivalutazione delle indennità».
Rivedere l’organizzazione del lavoro. «I problemi del pubblico impiego sono tanti - spiega Anna Galantucci, segretario Fp Cgil - ma le priorità delle nuove Rsu saranno l’applicazione dei nuovi contratti, quello delle funzioni centrali che è già definitivo e quelli di sanità ed enti locali, quando saranno firmati, e la nuova contrattazione decentrata. Bisogna parlare di organizzazione del lavoro, bloccata da anni: il personale basta a garantire i turni, i servizi di reperibilità, le pattuglie notturne dei vigili?».
Scuole in fermento. «Il problema di chi lavora a scuola è la precarietà - spiega Francesco Lucente, Cgil scuola, che schiera 115 candidati in 45 istituti - nonostante la Buona scuola e i concorsi le scuole non riescono a coprire le cattedre. Almeno siamo riusciti a limitare la portata della legge 107 che spostava dalla contrattazione al dirigente moltissimi poteri». «Nel corso degli ultimi anni - spiega Luigi Verde, Uil scuola (171 candidati)- con la buona scuola si era perso potere contrattuale a livello di singola scuola perché le decisioni erano del dirigente scolastico. Col nuovo contratto alcune cose, come il bonus merito, sono tornate alla contrattazione». «La buona scuola ha messo in ginocchio la scuola - ribadisce Stefano Granata, Cisl (162 candidati) - ora la contrattazione di istituto si riappropria della gestione del personale e dei criteri di distribuzione del bonus premiale, senza dimenticare il personale Ata». Ma l’incognita in queste elezioni a scuola è l’Anief, sindacato dei ricorsi.
I commenti dei lettori