25 aprile 2018 - 21:16

Scuola, quello sciopero contro nessuno che allunga il ponte

Le rivendicazioni di Anief e Saese sono ragionevoli ma l’astensione dal lavoro indetta per il 2 e il 3 maggio è un passo falso. Perché dopo il ponte sembra la replica delle vacanze di Natale a maggio. E perché al momento non c’è neppure una controparte

di Marco Imarisio

Illustrazione di Beppe Giacobbe
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Possibile che abbiano anche ragione. Anzi, probabile. La richiesta di riaprire le graduatorie ad esaurimento, trasformando tutto l’organico di fatto in organico di diritto, facendo ripartire il piano straordinario da 150mila assunzioni per docenti ed educatori, ha una sua legittimità fondata sulle promesse della Buona Scuola, l’ultima riforma del settore in ordine di tempo, promossa dal fu governo Renzi. Così come la supplica, altro modo per definirla non c’è, dato che è rimasta inascoltata dagli esecutivi degli ultimi vent’anni, di allineare gli stipendi se non alla media europea almeno all’aumento reale del costo della vita, è una questione purtroppo sempre di attualità. Il recupero di un rapporto almeno alla pari o di una direzione condivisa tra genitori, alunni e docenti, non può prescindere da una maggiore dignità delle condizioni di vita e lavoro da parte di questi ultimi. A parole, tutti investono nella scuola. Nei fatti, insomma. Ma negli ultimi tempi qualcosa sta cambiando. Fosse anche solo sull’onda emotiva dei fatti di cronaca, del bullismo rivolto agli insegnanti, se non altro sta emergendo una consapevolezza collettiva della delicatezza e dell’importanza del loro ruolo, sulle conseguenze per la società della loro perdita di autorità e prestigio.

Proprio per questo, l’astensione dal lavoro indetta da Anief e Saese, due sindacati di peso, è un passo falso. Non per le rivendicazioni, ma per le date, che in tempi dove l’immagine e la percezione sono tutto, hanno la loro importanza. Fare sciopero mercoledì 2 e giovedì 3 maggio significa che gli alunni torneranno a scuola soltanto venerdì 4. In pratica un implicito invito ad allungare ulteriormente un ponte cominciato il 25 aprile con la Festa della liberazione. Non più un ponte, ma un’autostrada, dall’utilità molto dubbia. Perché al momento non c’è neppure una controparte, non essendoci un governo. Gli insegnanti erano andati a picco nella considerazione comune. Adesso stanno cominciando a risalire, almeno si spera. Forse la replica delle vacanze di Natale a maggio per protestare contro nessuno non è una grande idea.

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