«Infrastrutture e giovani per il rilancio di Pavia»
L’allarme della responsabile provinciale: «Ponti e strade a pezzi, cervelli in fuga Senza interventi rapidi e risolutivi Pavia rischia di non agganciare la ripresa»
di Giacomo BertoniPAVIA. La provincia di Pavia regge l’urto della crisi meglio di altre province lombarde, ma solo grazie all’università, l’«industria della cultura». Lo stato di abbandono delle infrastrutture, prima di tutto le strade, penalizza la ripresa e allontana gli investimenti degli imprenditori. Elena Maga, segretario Cisl Pavia-Lodi, ha fotografato così la provincia di Pavia ieri, durante il consiglio generale della Cisl tenutosi al collegio Cardano di viale Resistenza.
Le infrastrutture. «Le strade a pezzi di oggi non si sono deteriorate solo per il passare del tempo, ma anche per l’incuria della classe politica - dice Maga - sentiamo ripetere spesso che non ci sono più soldi per intervenire, ma quando i soldi c’erano perché non sono stati utilizzati per investimenti a lungo termine? Non è possibile che per andare da Pavia a Vigevano sia necessario impiegare un’ora, lo stesso per raggiungere Mortara, quando il traffico lo consente. Non possiamo pensare che gli imprenditori scelgano di investire in un territorio con infrastrutture così carenti».
La burocrazia. «Non c’è ripresa senza una svolta alla nostra burocrazia, bisogna risanare il malcostume che purtroppo c’è nella pubblica amministrazione, malcostume che a volte sfocia in atteggiamenti ricattatori nei confronti di chi cerca di cambiare la situazione. Stiamo seguendo la vicenda di un imprenditore pavese che da oltre 10 mesi attende l’esito di fattibilità alla sua richiesta di edificare un nuovo capannone. Se non fosse un imprenditore profondamente legato alla città avrebbe già deciso di investire da un’altra parte».
L’ambiente ferito. «La provincia di Pavia non ha solo un tasso di inquinamento atmosferico preoccupante. Quante volte sentiamo dire che non bisogna scoperchiare il caso Snia? Eppure lì il terreno è inquinato e gli inquinanti potrebbero anche raggiungere la falda, dalla quale tutti noi attingiamo. Per troppo tempo si è preferito non guardare, ma le aree dismesse di Pavia chiedono risposte serie».
La scuola. «In passato forse non abbiamo dato abbastanza attenzione ai precari, ma oggi è importante ricordare che non tutti i precari della scuola sono uguali. Ci sono precari che possono dirsi fortunati grazie a una serie infinita di ricorsi, e c’è chi si è guadagnato il ruolo con anni di impegno e studio. Chi è entrato per ricorso non è uguale a chi ha fatto sacrifici per anni studiando. Con l’ultima riforma della scuola, Renzi ha fatto entrare migliaia di persone che poi in realtà non hanno mai messo piede nelle scuole, creando gravi disagi agli studenti. Anief, associazione sindacale, ha preso piede tra i precari proprio grazie a queste promesse, e ha consentito l’ingresso nelle scuole di gente che per cinquant’anni ha fatto tutt’altro lavoro. Gli studenti meritano l’eccellenza, perché il futuro e la ripresa economica passano dalla scuola».
L’ateneo pavese. «Il sapere fa Pil, e un esempio eclatante lo abbiamo avuto proprio a Pavia, con il caso Marvell: quando la multinazionale ha deciso di chiudere la sede in città oltre 70 ricercatori sono rimasti senza lavoro. Si trattava però di ricercatori preparati, quasi tutti formati all’università di Pavia, e grazie alla loro formazione hanno trovato tutti un nuovo impiego. La conoscenza è l’altro motore della ripresa, e non dobbiamo stancarci di ricordarlo ai lavoratori: studiare prima di entrare nel mondo del lavoro e durante, perché solo così si può restare al passo con un mondo in continua evoluzione. L’ultima rilevazione della Camera di Commercio di Pavia sullo stato dell’economia pavese registra un tasso di disoccupazione giovanile (nella fascia compresa tra i 15 e i 29 anni) del 14.3% a Pavia, un dato inferiore a quello lombardo, che si assesta sul 18.7%, e dimezzato rispetto a quello nazionale, che raggiunge il 28.4%. Tra i laureati all’università di Pavia poi bisogna ricordare che l’82% di loro trova lavoro a un anno dalla laurea: la formazione fa la differenza».
Le eccellenze. «Pavia è la seconda provincia della Lombardia per artigianato, e le piccole imprese del settore stanno mostrando segnali di ripresa molto incoraggianti. Il nostro territorio inoltre è ben 10 volte più grande dei terreni del Franciacorta: possiamo diventare come e meglio della Franciacorta, le competenze non ci mancano».
I giovani. «I dati raccontano che a Pavia solo il 31% della popolazione è under 35, dove vanno gli altri giovani? Siamo nel pieno del fenomeno della fuga dei cervelli, giovani talenti perfettamente formati all’ateneo pavese ma che, non trovando lavoro, scelgono di abbandonare la città. Nonostante ciò, il 9.7% delle imprese pavesi è di imprenditori under 35, un segnale che certifica la voglia di mettersi in gioco e creare lavoro dei giovani».
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