Si accende il dibattito sul pacchetto Pensioni inserito nel contratto di Governo del nuovo Esecutivo Conte. Particolare attenzione su quota 100 che sarebbe la soluzione trovata da Lega e Movimento 5 Stelle per dotare il sistema previdenziale della flessibilità in uscita dal lavoro, fattore che da anni manca al nostro sistema previdenziale. Se quanto riportato nel contratto sarà convertito in provvedimento a tutti gli effetti, quota 100 entrerà nell’ordinamento previdenziale e sarà misura che consentirà di anticipare l’uscita dal lavoro a molti soggetti.

Restano comunque diversi dubbi sulla struttura della misura perché una richiesta formulata dalla Ragioneria Generale dello Stato spinge a ridurre la portata della stessa, cioè a cercare di limitare i danni finanziari per le casse dello Stato che sembra non possano sostenere l’impatto di quota 100 come originariamente proposta dai due schieramenti che hanno in mano il Governo. E c’è già chi polemizza su quella che sembra essere una promessa già oggi non mantenuta da parte di M5S e Lega. In prima linea l’Anief, sindacato della Scuola ch è uscito con un comunicato ufficiale proprio in materia quota 100.

Comunicato del sindacato

Già si parla di beffa per quanto riguarda la soglia di età minima fissata per quota 100 se davvero le richieste della Ragioneria di Stato spingessero il nuovo Esecutivo a correggere la loro misura.

Lo dice nel comunicato Marcello Pacifico, Presidente Anief e segretario della Cisal. Durante la campagna elettorale sia di Luigi Di Maio che di Matteo Salvini, quota 100 avrebbe dovuto consentire a qualsiasi lavoratore che sommando età anagrafica e contribuzione versata completava la soglia (100), di poter accedere alla pensione.

Una misura con cui i due partiti promettevano di superare la Legge Fornero e che hanno voluto inserire nel contratto di Governo tra le priorità della nuova legislatura. Far valere la misura solo da 64 anni, cioè dando retta ai Ragionieri dello Stato sarebbe un evidente passo indietro che l’Anief dichiara già di essere inaccettabile.

Per i contabili, la riforma Fornero è necessaria per questioni di riduzione della spesa pubblica e sarà così anche per gli anni successivi ed anche la semplice abolizione della riforma del Governo Monti per una sola legislatura porterebbe un surplus di spesa da 20 miliardi all’anno. Una cifra enorme rispetto alla quantificazione di spesa prevista dal nuovo Esecutivo che parla di 5 miliardi non solo per quota 100, ma per tutte le misure del pacchetto previdenziale, quindi anche per quota 41 e per la nuova opzione donna.

Le critiche

Per Pacifico è chiaro che tocca al nuovo Governo tenere fede a quanto promesso ed a reperire le risorse utili senza correggere in peggio la misura che è stata tra le motivazioni del largo consenso che Movimento 5 Stelle e Lega hanno avuto lo scorso 4 marzo alle elezioni politiche.

Il sindacato nel comunicato ribadisce concetti comuni a molte altre sigle sindacali e cioè che i lavoratori italiani sono stati pesantemente discriminati dalla riforma Fornero, e per esempio, i quota 96 della scuola (tra i più vessati dalla riforma del Governo Monti), anche se spesso se ne è parlato, non hanno ricevuto nessuna salvaguardia. Sempre nel comunicato, l’Anief torna a spronare l’Esecutivo a voler considerare usurante il lavoro nella scuola, sia per insegnanti, professori e docenti che per tutto il personale Ata. Studi scientifici confermano il fatto che questi lavoratori statisticamente siano tra i più esposti a malattie oncologiche e psichiatriche perché trattasi di lavori altamente stressanti.

Una richiesta che si scontra con l’indirizzo che sta prendendo la questione previdenziale a Palazzo Chigi. Infatti l’apparato dei lavori gravosi a cui gli ultimi Esecutivi PD hanno destinato Ape sociale e quota 41 per i precoci, viene adesso messo in discussione. Sempre per questioni di spesa pubblica, sull’Ape sociale il nuovo Esecutivo non sembra abbia l’intenzione al momento, di prolungarne la sperimentazione che scadrà il prossimo 31 dicembre. Cancellare l’Ape agevolata smonterebbe tutto l’apparato normativo degli ultimi Governi che hanno prodotto le 15 categorie di lavori gravosi che come dicevamo l’Anief chiede di estendere. Il sindacato chiede correttivi urgenti, perché nel 2019 l’aspettativa di vita costringerà i lavoratori del comparto ad andare in pensione alla insostenibile età di 67 anni, peggiorando la situazione di questi lavoratori in Italia che già risulta essere il paese con le regole pensionistiche più severe. Tesi avvalorata da esempi come in Germania, dove nella scuola bastano 25 anni di lavoro per la pensione, o come in Francia, dove sono consentiti i pensionamenti a 60 anni di età per i docenti.