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Scuola, diplomati magistrale espulsi dalle GaE: l’Italia dovrà risponderne a Bruxelles

"L’apertura del Consiglio d’Europa conferma che la nostra tesi è corretta e va perseguita" - spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief

Economia, Scuola, Welfare
Scuola, diplomati magistrale espulsi dalle GaE: l’Italia dovrà risponderne a Bruxelles
(Teleborsa) - Il Consiglio d’Europa ha giudicato ammissibile il reclamo collettivo presentato dal sindacato della scuola Anief lo scorso mese di marzo, in difesa di oltre 50 mila maestre e maestri con diploma magistrale, contro lo Stato italiano per la violazione di una lunga serie di articoli e della Carta Sociale europea, la cui inosservanza sta mettendo a repentaglio la loro carriera professionale.

Entro il prossimo 13 settembre, il Governo italiano è chiamato a rispondere alle richieste formulate ai giudici europei dai legali dell'Anief che difende quasi la metà dei 50 mila maestri con diploma abilitante, conseguito prima del 2002, che ora non solo verranno estromessi delle Graduatorie provinciali e in 6mila casi pure dal ruolo, ma dal 1° settembre 2019 non potranno né insegnare più su posti vacanti e disponibili dopo 36 mesi di servizio, né aver più possibilità di essere assunti a tempo indeterminato perché espulsi dalle Graduatorie ad esaurimento in virtù proprio della sentenza n. 11 del dicembre 2017 del Consiglio di Stato, dopo che lo stesso organismo giudiziario si era espresso con diverse sentenze di tenore opposto.

"L’apertura del Consiglio d’Europa conferma che la nostra tesi è corretta e va perseguita - spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - . E che espellere gli insegnanti dalle Graduatorie ad esaurimento esporrebbe lo Stato Italiano a un’ulteriore procedura d’infrazione comunitaria per l’evidente assenza di misure di prevenzione e di sanzione dell’abuso dei contratti a termine. Il nostro Governo si è invece sempre opposto al confronto, ritenendo illegittimo l'intervento della nostra giovane associazione sindacale perché non rappresentativa per il triennio 2016/2018 e non formatrice del nuovo Contratto collettivo nazionale di categoria. Ora, però, dovrà spiegare all'Europa cosa intende fare per evitare il più grande e discriminatorio licenziamento collettivo della storia italiana nel pubblico impiego, a meno che il Parlamento non dia una risposta corretta e giusta ai tanti danneggiati che stanno reclamando giustizia in tutti i modi attraverso l’approvazione di una semplice norma: quella che porta alla riapertura delle GaE a tutto il personale abilitato".

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