Finanza

Scuola: maestri con diploma magistrale espulsi dalle GaE, appello dal Veneto per riaprirle

Il decreto Dignità giungerà in Aula alla Camera dei Deputati il 24 luglio per l’approvazione degli emendamenti
Pubblicato il 19/07/2018
Ultima modifica il 19/07/2018 alle ore 19:49
Teleborsa
Cresce la tensione tra i maestri con diploma magistrale espulsi dalle GaE: oggi i “Docenti Magistrali Veneto”, attraverso un comunicato, chiedono a gran voce, a tutte le forze politiche, di esprimere “un voto che può risolvere la situazione dei diplomati che, ricordiamo, è urgente ormai da 7 mesi, cioè dalla pubblicazione della sentenza dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato”. La questione è, in effetti, sempre più ingarbugliata, perché tra poche settimane il nuovo anno scolastico partirà e non vi sono accenni che possano far ben sperare i maestri con diplomati. I Diplomati magistrale Veneto chiedono, giustamente, la riapertura delle GaE, oltre alla conferma in ruolo dei docenti già assunti. Il decreto Dignità, che il 24 luglio giungerà in Aula alla Camera dei Deputati per l’approvazione degli emendamenti, ha solo “esteso ai diplomati magistrale la norma secondo cui le sentenze sono eseguite entro 120 giorni decorrenti dalla data di comunicazione del provvedimento giurisdizionale al Ministero”. Ovviamente, non basta.

Per risolvere la querelle, abbiamo percorso tutte le strade - ha dichiarato il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico - . Di recente, ci siamo rivolti anche al Consiglio d'Europa con il reclamo collettivo presentato in difesa dei diritti delle 50 mila maestre a rischio espulsione dal mondo della scuola italiana. Molte di esse, infatti, potrebbero non essere più chiamate nemmeno come supplenti, altre licenziate dopo aver superato addirittura l'anno di prova. Questa apertura del Consiglio d’Europa conferma che la nostra tesi è corretta e va perseguita e che espellere gli insegnanti dalle Graduatorie ad esaurimento esporrebbe lo Stato Italiano a un’ulteriore procedura d’infrazione comunitaria per l’evidente assenza di misure di prevenzione e di sanzione dell’abuso dei contratti a termine.
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