Oltre 34 mila candidati per 2400 posti da dirigente scolastico. Dopo sette anni, è iniziata il 23 luglio la prima selezione per l’assunzione di presidi: l’obiettivo è porre fine al fenomeno delle reggenze, ovvero dirigenti che si dividono tra più istituti. I posti da assegnare per il prossimo triennio, il 2018-2021 sono 2.425, di cui 9 destinati alle scuole di lingua slovena o bilingue presenti in Friuli Venezia Giulia, mentre i candidati sono 34.580.

Questo concorso si tiene in un momento reso incandescente dalle polemiche. Secondo alcune sigle sindacali un numero record di scuole italiane si troverà, dal prossimo settembre, senza un preside; inoltre sarebbero circa 1.700 i presidi che, al momento, gestiscono uno o più istituti, cosa che a detta del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, “sarebbe a detrimento della qualità della gestione delle singole scuole, la cui organizzazione diviene tutti i giorni più complessa”. In ogni caso, ha aggiunto il titolare del Ministero di Viale Trastevere, “il nuovo concorso sui dirigenti scolastici, oltre ad essere un’occasione di sviluppo di carriera per i docenti interessati a svolgere un nuovo ruolo, permetterà di riportare alla normalità i carichi di lavoro di quelli già in servizio”.

Il regolamento del concorso, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 20 settembre, prevede tre fasi: una concorsuale vera e propria, una formativa di due mesi e una di tirocinio presso le scuole. Il 71% dei partecipanti alla prova è donna (24.477 candidate) e l’età media è di 49 anni. I candidati, distribuiti in 1.984 aule, avranno a disposizione 100 minuti per rispondere a 100 domande a risposta multipla, estratte da un archivio di 4.000 quesiti. Il test, a cui parteciperanno circa 36mila docenti, prevede una risposta multipla con 4 opzioni, di cui solo una corretta.

Ma secondo l’Associazione Nazionale Presidi (Anp) questo concorso è troppo “nozionistico” e “non risolverà i problemi delle reggenze entro il prossimo anno scolastico”. “Le cento domande previste del test, a cui rispondere in cento minuti, vengono scelte da un librone di 4.700 quesiti diffuso online nelle scorse settimane. Sarà quindi una prova mnemonica. Lo trovo insensato – spiega Mario Rusconi dell’Anp -. Non è con queste modalità che emerge un buon dirigente. Bisognerebbe dare più rilievo al curriculum di un insegnante, evidenziando di più il percorso del docente che si è introdotto nelle strutture organizzative, per esempio come membro del consiglio di istituto o vice preside. In questo caso, invece, i punteggi considerati per questo tipo di impegno sono molto bassi”.

Per Rusconi, inoltre, “questo concorso arriva con ritardo, dopo 6 anni, per colpa dei vari governi. Non vedremo i nuovi presidi prima del 2019/20, quindi avremo ancora oltre 2mila presidenze scoperte il nuovo anno”. Intanto l’Anief annuncia che un emendamento M5S-Lega cancella “la norma ignobile che stoppa i precari dopo 36 mesi“. “Approvare la cancellazione del comma 131 della Legge 107/2015 è una tappa fondamentale – afferma Marcello Pacifico di Anief-Cisal – perché il governo precedente è riuscito impresario di ribaltare quanto indicato dai giudici di Strasburgo nel 2014, quando la Corte di Giustizia Europea stabilì che i 36 mesi di servizio svolto vanno considerati come soglia d’accesso e non come motivo di respingimento dalla stabilizzazione”.

Articolo Precedente

Maturità 2018, al Sud tutti promossi e con voti sempre più alti. Dati in netto contrasto con i risultati degli Invalsi

next
Articolo Successivo

Università, l’impegno di Fioramonti con i 5mila docenti in sciopero: “Segnale di cambiamento chiaro e immediato”

next