7 agosto 2018 - 18:16

Scuola, sanatoria per 150 mila insegnanti: e l’11 settembre già il primo sciopero

Rischio caos, con due norme che aprono le porte della scuola ad almeno 150 mila docenti non selezionati da concorso: la prima salva i diplomati magistrali con due anni di servizio; la seconda allarga ancora di più le maglie. Ma potrebbe essere corretta.

di Valentina Santarpia

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Rischia di partire con una serie di nodi irrisolti il prossimo anno scolastico sul fronte dei docenti. Sono state infatti approvate due norme, di segno diverso, che riaprono le porte a migliaia di insegnanti precari: il che potrebbe vanificare del tutto i concorsi iperselettivi pensati dalla ministra Stefania Giannini, e portati avanti dalla ministra Valeria Fedeli, per svecchiare la scuola. La prima norma è quella inserita nel decreto dignità, che salva almeno 50 mila diplomati magistrali. L'altra è quella contenuta nel Milleproroghe che, secondo stima Anief, dovrebbe portare in cattedra almeno altri 100 mila docenti su posti vacanti.

Cosa faranno i maestri diplomati

Le maestre con diploma magistrale ante 2001-2002 potranno comunque insegnare, a dispetto dello stop arrivato dal Consiglio di Stato nel dicembre dell'anno scorso. La norma originaria viene modificata prevedendo la proroga dei contratti fino al 30 giugno 2019 (con la trasformazione però a tempo determinato anche dei contratti stabili). Dopo 120 giorni dalla notifica dell’esito delle sentenze di merito, chi è in possesso di un contratto a tempo indeterminato se lo vedrà trasformare in un contratto a termine fino al 30 giugno. Va precisato anche che se il contratto attualmente in essere è a termine fino al 31 agosto, ne verrà modificata la scadenza al 30 giugno anche se si è destinatari di un semplice accoglimento cautelare con riserva. I diplomati magistrale ante 2001 2002 e i laureati Scienze della Formazione Primaria del vecchio ordinamento potranno fare un concorso straordinario, che dovrebbe essere «facilitato», come quello in corso per la secondaria e aperto ai precari storici. Una scelta che fa infuriare i laureati in Scienze della formazione, che temono di essere equiparati ai semplici diplomati: «Non si è mai sentito che un concorso non fosse selettivo». Il requisito d’accesso è il possesso di 24 mesi di servizio svolto nelle scuole statali negli ultimi 8 anni: ma - nota la Cisl- il rischio ricorsi è dietro l'angolo, soprattutto considerando che ci sono molti diplomati che hanno totalizzato il servizio nella paritaria e non nella pubblica. Chi aveva avuto il ruolo con riserva godrà di un bonus nella tabella di valutazione dei titoli. Per coloro che non possono vantare i requisiti richiesti verrà bandito un concorso ordinario che dovrà essere bandito dopo 2 anni. Eliminato anche il limite di 36 mesi per i precari: le supplenze potranno essere date anche dopo i tre anni di servizio, in barba alla 107 che - limitando il numero di mesi- puntava a chiudere gli infiniti rubinetti delle graduatorie.

L'emendamento «sbagliato»

Ma se questa norma, ormai varata con l'approvazione definitiva del decreto dignità al Senato, sembra ormai definitiva, ce n'è un'altra che in parte si sovrappone e che rischia di generare più di un equivoco. A partire dal modo in cui è stata approvata. È la cosiddetta norma salva precari, ovvero l’emendamento proposto da LeU al decreto Milleproroghe, attraverso il quale il Senato ha stabilito che i supplenti con abilitazione all'insegnamento, conseguita entro l'anno accademico 2017/2018, «ivi inclusi i docenti in possesso di diploma magistrale o d'insegnamento tecnico-professionale entro l'anno scolastico 2001/2002», potranno essere inseriti in una fascia aggiuntiva delle GaE». Un ulteriore allargamento delle maglie, che il senatore Mario Pittoni si è subito affrettato a «smentire»: «Un errore che correggeremo», ha detto, sollevando le proteste di chi invece sperava in una definitiva apertura delle porte della scuola per tutta la platea di precari in attesa.

Lo sciopero

Tra questi il più accanito è l'Anief, che invita i precari a difendere il provvedimento manifestando in piazza l’11 settembre, giorno di ripresa dei lavori nell’altro ramo del Parlamento. « I precari abilitati all'insegnamento, tutti già selezionati e formati all'uopo, verrebbero assorbiti gradualmente nei ruoli dello Stato, al fine di andare a collocarsi sugli oltre 100 mila posti vacanti che ogni anno vengono quasi sempre assegnati ad un nuovo supplente minando così la continuità didattica e l'organizzazione scolastico-amministrativa. La norma salva-precari, inoltre, risulta fondamentale per superare la pessima decisione presa con il decreto Dignità di portare al licenziamento 50 mila maestri con diploma magistrale, di cui 7 mila già assunti, all'isolamento di altri 100 mila docenti abilitati e all'introduzione di un concorso straordinario per 12 mila posti pure discriminante».

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