Suona la campanella e sono già scintille. L’autunno caldo delle proteste nel mondo della scuola inizia con una manifestazione degli insegnanti davanti a Montecitorio. L’obiettivo è difendere l’emendamento presentato da LeU e Fratelli d’Italia al decreto Milleproroghe che consentirebbe a tutti i docenti abilitati di avere accesso alle graduatorie ad esaurimento che finora erano state loro precluse. Dopo il sì incassato al Senato, il testo è passato ora alla Camera e una sua eventuale approvazione in terza lettura permetterebbe di stabilizzare migliaia di docenti finora precari. Giovedì scorso, però, i relatori della maggioranza hanno presentato un nuovo emendamento e cancellato quello precedente mettendo a rischio l’approvazione della legge così come era stata presentata inizialmente.

«I posti ci sono e i precari già selezionati e formati sono più di 150 mila» – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief (Associazione nazionale insegnanti e formatori), sindacato organizzatore del sit-in. «Solo inserendoli nelle GaE è possibile garantire la continuità didattica, assorbire fin da subito il precariato, tutelare le 10 mila immissioni in ruolo di chi ha superato o supererà l’anno di prova ed evitarne il licenziamento».

Nel mirino della protesta c’è anche la sentenza del Consiglio di Stato che lo scorso luglio aveva negato agli insegnanti tecnico-pratici (Itp) la possibilità di iscriversi in seconda fascia nelle graduatorie di istituto. Alcuni cartelloni esposti alla manifestazione definiscono la sentenza una vera e propria “asinata”. Altri, rivendicano parità di trattamento giuridico ed economico tra personale di ruolo e precario.

«Chiediamo il superamento di quella che viene definita dai sindacati una ’supplentite’ cronica» – spiega Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas. «E’ necessario anche un cambiamento delle regole sulla mobilità, il riconoscimento per intero del servizio prestato da precario nella ricostruzione di carriera, la salvaguardia degli aumenti contrattuali assegnati per il 2018 e il recupero dell’inflazione e ripristino dell’indennità di vacanza contrattuale».

E così, mentre per oltre 7 milioni di alunni sta per cominciare la scuola, molte classi si ritrovano scoperte e senza insegnanti. La campanella è già suonata nella provincia di Bolzano dove gli studenti sono tornati sui banchi il 5 settembre. Mercoledì sarà la volta di Campania, Lombardia, Sicilia, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto e la provincia di Trento (dove la scuola d’infanzia è iniziata il 3 settembre). In Molise le scuole riapriranno, invece, giovedì, mentre Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Sardegna e Toscana cominceranno lunedì prossimo. Gli ultimi a rientrare in classe saranno gli studenti pugliesi il 20 settembre. Ma l’anno scolastico si preannuncia infuocato ancora prima di cominciare.

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