Scuola, a Montecitorio la prima manifestazione contro il governo Lega - M5s
In piazza il personale docente dell'Anief e i Cobas. Nel mirino le graduatorie: «Chiediamo che tutti gli abilitati dal 2012 a oggi vengano inseriti»
ROMA - Alcune centinaia di persone hanno manifestato a Roma, davanti la Camera dei Deputati, nel giorno del primo sciopero del nuovo anno scolastico, proclamato dall'Anief per tutto il personale docente, Ata ed educativo, a tempo determinato e indeterminato, delle istituzioni statali e comunali (comprese materne e nidi comunali). Alla giornata di protesta partecipano anche i Cobas. Inserimento nelle Graduatorie ad esaurimento (Gae) di tutti i docenti abilitati, stabilizzazione di tutti i precari, parità di trattamento giuridico ed economico tra personale di ruolo e personale precario, nuove regole su trasferimenti e mobilità sono le rivendicazioni principali. Il sit-in è stato organizzato a Montecitorio nel giorno in cui alla Camera iniziava la discussione del decreto milleproroghe: l'emendamento di LeU e Fratelli d'Italia, approvato al Senato, per la salvaguardia degli insegnanti diplomati magistrali e di quelli assunti o inseriti con riserva nelle Gae (circa 150 mila i lavoratori interessati) è stato invece bocciato alla Camera. «Vergogna! Vergogna!», «Buffoni! Buffoni!» e «Gae! Gae!» gli slogan urlati dalla folla verso il palazzo, con tamburelli, fischietti e campanacci.
Le richieste dei sindacati
«Siamo qui perchè il governo che dice di ascoltare i cittadini deve cominciare a ascoltare i cittadini e la piazza. Chiediamo che tutti gli abilitati dal 2012 a oggi, o che lo Stato riconosce come abilitati, quindi anche i diplomati magistrali o gli insegnanti tecnico-pratici, entrino in Gae, tutti e non uno di meno», ha detto il presidente Anief e segretario confederale Cisal Marcello Pacifico: «Quando un governo autorizza 57mila immissioni in ruolo e ne fa solo 23mila non è il governo del cambiamento, ma il governo del fallimento. Non è possibile avere 150mila docenti abilitati dall'infanzia alle superiori, utilizzarli come precari ogni anno, pagare risarcimenti nelle aule dei tribunali e lasciarli fuori solo per un capriccio: ci sono i posti, assumiamoli. Aprite le Gae».
I Cobas e la rabbia verso i 5 stelle
Per il leader dei Cobas Piero Bernocchi «l'emendamento aprirebbe la porta alla risoluzione dell'annoso precariato scolastico, sarebbe un passo avanti. Ma il governo, malgrado sia i 5 Stelle e la Lega in campagna elettorale abbiano profuso mille promesse ai precari, lo vuole annullare buttando all'aria questa possibilità.
C'è molta rabbia in particolare verso i 5 Stelle, perchè una buona parte di queste maestre aveva dato loro molta fiducia ed era convinta che avrebbero risolto il problema. Buttare fuori gente che insegna bene da vent'anni, fa il suo lavoro bene, perchè oggi ci si ricorda che dovevano prendere vent'anni fa una laurea mi sembra grottesco, così come non si ricorda che queste maestre lavorano per 10 euro l'ora».
I motivi del no del M5s alla maxi-graduatoria
«L'estensione della Gae? Una norma che avrebbe creato nuova precarietà nella scuola. Concentriamoci piuttosto sull'esaurire le graduatorie esistenti, come ha giustamente detto il ministro dell'Istruzione, e sul bandire nuovi concorsi». Così le deputate M5S Alessandra Carbonaro e Lucia Azzolina, rispettivamente capogruppo e componente della commissione Cultura alla Camera dei deputati motivano la decisione di bocciare l'emendamento al Milleproroghe passato, a causa di un errore tecnico, in prima lettura al Senato, e che prevedeva la creazione di una nuova maxi-graduatoria di insegnanti precari. «L'emendamento su cui interveniamo alla Camera sarebbe andato ad accrescere le fila dei docenti precari, inserendoli in lista d'attesa per una collocazione incerta nel se e soprattutto nel quando» riprendono le portavoce M5S. Inoltre «la creazione di una nuova maxi-graduatoria non è né nel programma di governo del Movimento 5 Stelle né nel Contratto di governo. Autorizzare la riapertura della Gae, in presenza peraltro di altre graduatorie non a caso definite 'storiche', non significa salvare i precari ma procrastinare la precarietà di decine di migliaia di docenti».
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