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Scuola, in Legge di Stabilità niente soldi per contratto: 600 mila docenti e Ata verso stipendio ridotto

"Sulla legge di stabilità ci aspettiamo, dopo tanti proclami, chiarezza nella scuola innanzitutto". Questo era quanto dichiarava Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.

"Ci aspettiamo che sugli organici finalmente venga aumentato il tempo prolungato e il tempo pieno là dove ci sia necessità - prosegue il Presidente del sindacato della scuola - specialmente al sud dove è quasi totalmente assente; ci si aspetta anche che gli organici siano dati in base alle esigenze del territorio e non più in base a un algoritmo o a un numero che sia uguale in tutta Italia, perché non tutti i quartieri sono uguali, non tutte le città sono uguali, il tessuto economico non è uguale nelle varie parti, il tasso di abbandono scolastico è diverso".

Il prossimo 31 dicembre, tra poco più di due mesi, scadrà il periodo di vigenza del contratto, se non arriveranno finanziamenti con la manovra di fine anno, di cui sinora non c’è traccia tramite il Documento di economia e finanza, oltre la metà dei docenti e del personale Ata non solo non avrà aumenti stipendiali ma addirittura si ritroverà con una busta paga di alcune decine di euro in meno.

In un comunicato diffuso oggi 5 ottobre, il presidente Anief fa sapere che effettivamente "piove sul bagnato, perché il contratto sottoscritto il 20 aprile scorso per il triennio 2016/18 dai sindacati Confederali, che l’Anief considera illegittimo e lesivo della Costituzione, per circa 600 mila docenti e Ata si sta rivelando un contratto a termine. Non bastava che l’assegnazione del 3,48%, e di arretrati irrisori, pari a poche centinaia di euro (per il 2016 appena lo 0,36%) non abbia coperto nemmeno la metà degli oltre otto punti di inflazione che è avanzata tra il 2008 e il 2016".

Guardando poi allo stipendio tabellare non va meglio. Ricorda Pacifico che "tra il 2010 e il 2016, il personale della scuola ha perso ben 1.147 euro, incluso di accessorio, complessivamente 353 euro rispetto al 2012. Come se non bastasse, gli aumenti del 3,48% per il 2018, erogati dal mese di marzo, non varranno per il TFS/TFR e ciò perché non sono aumenti ma un bonus concordato coi sindacali confederali, a dispetto di quanto previsto dalla Legge di Stabilità che ne aveva coperto i finanziamenti".


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