18 dicembre 2018 - 12:21

Concorso presidi, tutti assunti i 2.900 candidati che passeranno l’orale

Addio al corso semestrale di formazione universitaria e tirocinio scolastico che doveva servire a selezionare i migliori 2.425 candidati. Risorse dirottate sul fondo «La Buona Scuola»

di Orsola Riva

Concorso presidi, tutti assunti i 2.900 candidati che passeranno l’orale
shadow

«I candidati ammessi al corso conclusivo del corso-concorso bandito nel 2017 per il reclutamento dei dirigenti scolastici, sono dichiarati vincitori e assunti, secondo l’ordine della graduatoria di ammissione al corso, nel limite dei posti annualmente vacanti e disponibili». In queste poche righe dell’articolo 10 del Decreto Semplificazione si nasconde, secondo l’interpretazione che ne dà il sindacato dei precari Anief, il liberi tutti del concorso presidi indetto dal governo Gentiloni e non ancora concluso. Originariamente il bando prevedeva un percorso in due fasi: il concorso vero e proprio, articolato in prova preselettiva, scritto e orale, al termine del quale sarebbe stata pubblicata una graduatoria di merito che dava accesso alla fase due, quella di un corso semestrale di formazione e tirocinio (2 mesi in università e 4 nelle scuole). Al corso, di natura selettiva, sarebbero stati ammessi 2.900 aspiranti presidi, il venti per cento in più dei posti a disposizione. Solo i primi 2.425, scelti in base ai risultati ottenuti in un’ulteriore prova scritta e orale, sarebbero poi stati assunti. Con il Decreto Semplificazione invece sembra di capire che i vincitori del concorso verranno assunti subito, senza dover prima sostenere il semestre i formazione e tirocinio previsto dal bando. E che i vincitori saranno pari a 2.900, tanti quanti gli ammessi al corso, anche se a settembre dell’anno prossimo (questo almeno è l’auspicio del governo al netto di eventuali ricorsi alla giustizia amministrativa) verranno assunti in 2.425 come da decreto autorizzatorio.

Il giallo del corso

Che il governo giallo-verde volesse accorciare l’iter del concorso per assicurare in tempi brevi alle scuole i presidi di cui c’è mancanza cronica (l’anno scolastico in corso si è aperto con circa 2.000 scuole date in «reggenza», cioè affidate a presidi in comproprietà con altri istituti), lo aveva annunciato quest’estate lo stesso ministro Marco Bussetti in un’intervista al Corriere. «Acceleriamo il percorso - aveva detto Bussetti -: i dirigenti potranno prendere servizio dopo la prova orale, se lo passeranno, senza dover fare i quattro mesi di corso: siamo pronti a fare una legge da subito». Non è chiaro però a questo punto cosa ne sarà del corso di formazione e tirocinio originariamente previsto dal bando, dal momento che non è più necessario per essere assunti. Quel che è certo è che nel Decreto Semplificazione è scritto che «le risorse stanziate negli anni 2018 e 2019 per il semi-esonero del personale frequentante il corso di formazione previsto dall’articolo 29 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, non piu’ necessarie a tale scopo, confluiscono nel Fondo La Buona Scuola per il miglioramento e la valorizzazione dell’istruzione scolastica, di cui all’articolo 1, comma 202, della legge 13 luglio 2015, n. 107, nella misura di 8,26 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019 per essere destinati alle assunzioni di personale». Dopo aver tagliato il percorso triennale di formazione e tirocinio (Fit) previsto dalla legge sulla Buona Scuola per diventare prof (d’ ora in poi per salire in cattedra basterà la laurea, senza neanche uno straccio di abilitazione) il governo ha deciso di tagliare anche sulla formazione dei presidi. Per portarli in cattedra prima, certo. Con il rischio però di un impoverimento complessivo del sistema, a partire da quelle risorse umane che sono almeno tanto indispensabili quanto quelle strutturali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT