Finanza

Scuola, regionalizzazione: strada spianata verso la didattica locale. Anief contro progetto del Governo

Il Consiglio dei Ministri ha definito il percorso di quello sembra un provvedimento legislativo. Ma per il sindacato è di natura anticostituzionale
Pubblicato il 26/12/2018
Ultima modifica il 26/12/2018 alle ore 18:17
Teleborsa
Alcune settimane fa, il Ministro dell’Istruzione ha sottoscritto, a nome del Miur, un accordo che prevede l’introduzione della cultura e della storia veneta valido per l’intera regione. E anche le altre regioni del Nord si apprestano a fare richieste simili, con i contenuti didattici più incentrati su discipline prettamente locali.

Prima di Natale il Consiglio dei Ministri ha definito il percorso cronologico  destinato a compiersi in breve tempo. Secondo l’Ufficio legale Anief, è un tentativo incostituzionale. Come lo è il DDL presentato dalla Lega al Senato che introduce il domicilio professionale o ancora il divieto di trasferimento nella mobilità (per almeno 5 anni) del personale neo-assunto nella scuola ed introdotto nel contratto in via di approvazione.

"Siamo pronti a impugnare presso la Consulta - ha dichiarato Marcello Pacifico, Presidente nazionale Anief - una norma che impedisca al personale della scuola la mobilità lavorativa in tutto il territorio nazionale. La scuola è un bene comune di tutti i cittadini italiani e persino nelle regioni a statuto speciale non si è arrivati a quanto vuole fare l'attuale maggioranza politica".

"Se davvero si vuole una scuola autonoma - ha aggiunto Pacifico - si deve partire da organici differenziati per istituto e non da docenti assunti dalle regioni su risorse diverse da quelle assegnate dallo Stato. Bisogna lottare per incrementare occupazione e livelli di istruzione al Sud e abbassare i tassi di dispersione scolastica, piuttosto che staccare pezzi del Paese dove l’economia è più fiorente. In questo modo, inoltre, si acuirebbe la questione meridionale, mai risolta dopo l'autonomia”.

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