16 gennaio 2019 - 13:11

«No alle impronte digitali per i prof», è rivolta contro la legge antifurbetti

La protesta dei sindacati contro il disegno di legge sulla Pubblica Amministrazione. Gissi (Cisl): è un controllo sproporzionato. Anief presenta un emendamento

di Redazione Scuola

«No alle impronte digitali per i prof», è rivolta contro la legge antifurbetti
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E’ rivolta nel mondo della scuola per la norma sulle impronte digitali per i dipendenti pubblici, contenuta nel disegno di legge Concretezza (riforma del pubblico impiego voluta dalla ministra Bongiorno) già approvato al Senato. Una delle norme anti-assenteismo per scoraggiare i furbetti del cartellino prevede la rilevazione dei dati biometrici, impronte o controllo dell’occhio, per controllare la presenza e va applicata anche a maestre, professori e presidi che sono appunta dipendenti pubblici. A segnalare il problema sono stati la Cisl e l’Associazione nazionale presidi: «Le scuole sono comunità di ridotte dimensioni amministrative – sottolinea la segretaria Cisl scuola Maddalena Gissi – e lo stesso legislatore ne ha sempre riconosciuta la particolarità tra le amministrazioni dello Stato, anche nelle disposizioni relative alla funzione dirigenziale e agli organismi di valutazione. Basterebbe un minimo di buon senso per rendersi conto di quanto, nel caso delle istituzioni scolastiche, la rilevazione dei dati biometrici sia una soluzione decisamente sproporzionata».

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«Rimedio sproporzionato»

E’ vero infatti che se un professore non si presenta in classe è difficile che riesca senza connivenze a farsi timbrare il cartellino da qualcun altro e poi sfuggire al controllo di bidelli, segretarie e preside. Proprio ai presidi va peggio: «Siamo a un vero e proprio assurdo, ed è stupefacente che un governo autorizzi la stipula di un contratto in cui si riconoscono autonomia e flessibilità nella gestione del proprio orario di servizio, e poi ipotizzi addirittura il ricorso a sistemi di verifica biometrica e di videosorveglianza per contrastare presunti rischi di assenteismo». I due sindacati fanno appello a Bussetti perché, nel passaggio alla Camera, inserisca una deroga per la scuola.

L’emendamento

L’Anief e Udir fanno di più: hanno presentato direttamente un emendamento per escludere il personale scolastico: «Spiace constatare - incalza Marcello Pacifico - che il ministro Bongiorno non abbia voluto trarre le conseguenze delle proprie premesse ed escludere del tutto la scuola italiana dal provvedimento sulle impronte digitali, come invece sarebbe assolutamente opportuno. Per questo motivo, come Anief abbiamo presentato prima al Senato e ora alla Camera un emendamento al testo del Ddl, che se approvato derogherebbe il comparto istruzione e ricerca dall’applicazione della nuova normativa».

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