Quota 100

Quota 100, solo 6 mila domande: docenti e Ata temono l’assegno light

18 febbraio 2019 | 09:47
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Quota 100, solo 6 mila domande: docenti e Ata temono l’assegno light

Va ricordato che c’è ancora un po’ di tempo per presentare le richieste, ovvero fino al 28 febbraio prossimo

Scuola – “Quota 100 siamo molto lontani dai 50 mila attesi, perché qualche anno di anticipo comporta la percezione a vita di un assegno più basso. Marcello Pacifico (Anief): Il pre-prepensionamento è davvero troppo penalizzante. Perché ti manda in pensione a 62 anni con 38 di contributi anche con poco più di mille euro al mese. Ciò malgrado si tratti di un lavoro usurante”.

Procede a gonfie vele la richiesta di accesso a quota 100. Ma non tra il personale scolastico: l’Inps ha comunicato che delle 49.922 domande presentate, solo 17.077 arrivano da lavoratori pubblici. Quelle dei dipendenti della scuola, scrive oggi Orizzonte Scuola, sarebbero quindi appena 6.000. “Il numero è ricavato dalla proporzione fra il numero delle domande arrivate all’Inps (poco) e il peso del personale scolastico sul pubblico impiego che è di circa un terzo”, spiega la rivista specializzata.

“Anche se dal comparto scuola, le stime parlavano di circa 50.000 domande potenziali, va ricordato che c’è ancora un po’ di tempo per presentare le richieste”, ovvero fino al 28 febbraio prossimo. “Inoltre, il testo è ancora in discussione in Parlamento per la conversione in legge e comunque per i dipendenti della scuola l’uscita dal lavoro si concretizzerà non prima dell’inizio del prossimo anno didattico” – comunica Anief.

Ma perché, a pochi giorni dalla scadenza, sono così pochi gli insegnanti e i lavoratori Ata ad avere aderito all’anticipo pensionistico introdotto dal governo giallo-verde con il decreto n. 4 del 28 dicembre scorso ed entrato in vigore un mese dopo?

Il punto è che – spiega il Sindacato – “il ricorso alla quota 100 per lasciare la scuola con qualche anno di anticipo comporta la percezione a vita di un assegno più basso. La riduzione dell’importo è dovuta a una questione meramente matematica: con il sistema contributivo, la pensione è in relazione ai contributi versati. Quindi se si decide di uscire prima dal lavoro, si decide nello stesso tempo di smettere di versare contributi e quindi la pensione più bassa di quella di chi decide di lavorare (e versare contributi) ancora per qualche anno”.

“Premesso che non vi sarà alcun turn over se il Ministero dell’Istruzione non dovesse riaprire subito le GaE e stabilizzare i precari con 36 mesi di servizio – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief -, va ricordato che quota 100 risulta davvero troppo penalizzante. Perché ti manda in pensione a 62 anni con 38 di contributi anche con poco più di mille euro al mese. E questo non è giusto”.

“Stiamo parlando di una professione particolare: chi opera nella scuola è sottoposto ad uno stress psico-fisico derivante dal rapporto diretto con gli studenti. È un lavoro usurante, non solo per chi opera nei nidi e nella scuola dell’infanzia: anche i docenti della primaria e della secondaria dovrebbero accedere all’Ape Social. Dando così loro la possibilità di lasciare il servizio a 62 – 63 anni così come avviene ancora oggi in Europa. E senza alcuna decurtazione”, conclude il presidente Anief.

Per qualsiasi informazione relativa alle pensioni – si ricorda che la circolare ministeriale n. 4644 chiarisce i requisiti per lasciare il servizio – è possibile presentare domanda fino al 28 febbraio attraverso il sistema Polis.

Per comprendere i meccanismi di calcolo della riduzione dell’assegno con quota 100 è possibile rivolgersi a Cedan S.r.l.s.: c’è tempo fino alle ore 23.59 del 28 febbraio. Chiedi un’informazione o una consulenza anche via e-mail all’indirizzo info@cedan.it oppure chiama il numero 091 7098356.

www.anief.org

(Il Faro on line)