SCUOLA: Concorsi per diventare docente, tempi stretti

È quasi pronto il concorso ordinario per infanzia e primaria, per 16 mila posti: il decreto del Miur potrebbe essere pubblicato già a maggio. Intanto in migliaia, tra vincitori e idonei della precedente selezione, aspettano. E potrebbe comparire pure il domicilio lavorativo, dal forte sapore incostituzionale, in attesa della regionalizzazione…

 

Anche il concorso della scuola secondaria sarebbe imminente: “Abbiamo già fatto un monitoraggio e siamo pronti anche per la secondaria”, ha spiegato il Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. “Datemi il tempo per avere tutte le autorizzazioni del Mef per poter procedere”, ha quindi specificato il titolare del Miur. Per Anief si tratta di due procedure selettive che non intaccheranno nemmeno la piaga del precariato scolastico, lasciando migliaia di idonei del precedenti concorso a casa, bloccati per il mancato adeguamento dell’organico di fatto in organico di diritto. Emblematico il caso di un vincitore del concorso a cattedra come Itp nel Lazio nella precedente tornata del 2016: a fronte di 12 posti banditi, è arrivato primo, ma vi sono 23 esuberi e dopo tre anni aspetta sempre una nomina dal Miur. Per il presidente Marcello Pacifico (Anief) ciò è scandaloso. Si possono fare anche mille concorsi per dimostrare all’Europa che non si vuole violare la normativa comunitaria sui contratti a termine nella scuola, ma non servirà a nulla se non si adegueranno gli organici di fatto a quelli di diritto come su posti di sostegno in deroga, e se non si riattiverà il doppio canale di reclutamento con l’apertura delle GaE anche agli idonei dei concorsi e corsi abilitanti per docenti con 36 mesi di servizio e di ruolo. In passato, prima del 2011, infatti, i vincitori dei concorsi potevano essere assunti in una regione diversa da quella dove avevano fatto il concorso, possibilità che il legislatore ha esteso anche ai vincitori di infanzia e primaria del 2012, visti i posti fantasma banditi. È ora, conclude Pacifico, di ritornare, integralmente al vecchio sistema di reclutamento vigente prima dell’ultima chiusura delle GaE

 

Non sono solo i docenti del primo ciclo a trepidare per l’avvio del concorso ordinario: molto probabilmente – ha scritto Orizzonte Scuola – il bando per il concorso scuola secondaria sarà pubblicato in estate, con prove a partire dall’autunno e prime immissioni in ruolo da settembre 2020. 

L’iter dei concorsi

Già è stato delineato l’accesso e l’iter dei due concorsi: quello rivolto ad aspiranti docenti del primo ciclo avrà validità biennale e sarà bandito solo in quelle regioni in cui le graduatorie del concorso 2016 presentano pochi aspiranti al ruolo. I requisiti di accesso saranno quelli del conseguimento del diploma magistrale – entro l’a.s.2001/02 – oppure la laurea in Scienze della Formazione o un titolo equipollente conseguito all’estero. Per i posti di insegnamento sul sostegno sarà richiesta la specializzazione. 

Non servirà il servizio d’insegnamento ai fini dell’accesso. Al concorso per infanzia e primaria parteciperanno i diplomati magistrale espulsi dalle GaE dal Consiglio di Stato, i laureati in Scienze della Formazione e tutti i precari in possesso di un titolo analogo. Considerando la mancata richiesta di un minimo di giorni di supplenze, è prevedibile che le richieste di accesso al test preselettivo, pressoché scontato, toccheranno numeri stratosferici. 

I requisiti di accesso

Sulla base del Decreto Legislativo n. 59/2017, poi modificato dalla Legge di Bilancio 2019, è possibile intercettare i requisiti per accedere al concorso riservato alla scuola secondaria: per accedere ai posti comuni (le classi di concorso a cui dà accesso la propria laurea) bisognerà essere in possesso dell’abilitazione specifica sulla classe di concorso oppure della laurea (magistrale o a ciclo unico, oppure diploma di II livello dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, oppure titolo equipollente o equiparato, coerente con le classi di concorso vigenti alla data di indizione del concorso) e 24 CFU nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche.  

Per i posti comuni, inoltre, potrà partecipare al concorso, senza conseguire i 24 CFU, chi si candiderà dopo avere acquisito un’abilitazione per un’altra classe di concorso o per un altro grado di istruzione, fermo restando il possesso del titolo di accesso alla classe di concorso ai sensi della normativa vigente. Per gli ITP, gli Insegnanti Tecnico Pratici collocati nella tabella B del DPR 19/2016 modificato dal Decreto n. 259/2017, ancora per alcuni anni continuerà a bastare il diploma di accesso alla classe della scuola secondaria superiore. 

Anche su questo ambito, per i posti di sostegno servirà il titolo di specializzazione sulla didattica “speciale”. Infine, i docenti con tre annualità di servizio (anche non continuativo, su posto comune o di sostegno, nel corso degli otto anni scolastici precedenti, entro il termine di presentazione delle istanze di partecipazione) potranno partecipare al concorso con la sola laurea, senza quindi i 24 CFU per una delle classi per le quali hanno un anno di servizio.   

La contestazione delle nuove regole 

Anief e Radamante, però, già si dichiarano pronte come per il TFA sostegno a impugnare tutte quelle parti del bando che escludono i semplici laureati, i dottori di ricerca, gli educatori, con diploma Itp o Afam che eventualmente saranno esclusi, ritenendo che le nuove norme debbano entrare in vigore dopo il 2024/2025 e che comunque tutti i titoli posseduti entro l’approvazione delle ultime modifiche al Regolamento delle classi di concorso siano validi per la partecipazione alle nuove procedure concorsuali. 

Il commento di Marcello Pacifico, presidente Anief

“L’aspetto che non è stato ben chiarito – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che al Ministero dell’Istruzione continuano a dire che i concorsi rappresentano l’unica via per arrivare al ruolo. Solo che, poi, quando si bandiscono, il numero di posti è sempre inferiore a quello dei posti vacanti. Ma anche ammesso che lo superi, con le regole attuali non cambierebbe molto, perché molte cattedre continuerebbero a rimanere scoperte e senza titolare. Come è accaduto lo scorso anno, quando in estate quasi 33 mila posti destinati alle immissioni in ruolo, su circa 57 mila, quindi oltre la metà, sono andati deserti per via dell’ostinazione del Miur nel tenere chiuse le GaE e nel limitare l’utilizzo delle graduatorie d’istituto al conseguimento delle sole supplenze”. 

“Va poi ricordato che il prossimo anno scolastico inizierà con tante cattedre scoperte, per via del licenziamento di 40 mila maestre al 30 giugno, mentre 7 mila di ruolo potrebbero andare a casa se non vincono il concorso riservato. E siccome sulla questione il Miur continua ad avere un atteggiamento pilatesco, la situazione non potrà che risolversi nei tribunali”. 

Le vicende giudiziarie

A complicare le cose è stata anche la decisione di introdurre il concorso straordinario del primo ciclo, riservato allo stesso ciclo scolastico, con il DDG n. 1456 del 9 novembre 2018, che servirà solo a creare l’ennesima graduatoria. La svolta nel reclutamento si avrebbe invece con la riapertura della GaE, la stabilizzazione automatica di chi ha effettato già 36 mesi di supplenze e l’assegnazione di risarcimenti adeguati, in presenza dei tanti abusi nei confronti del personale precario o anche già di ruolo. Anief, infine, tutela anche chi è stato licenziato, anche se oggi di ruolo, avviando la più grande battaglia giudiziaria conosciuta dallo Stato per violazione della normativa comunitaria presso il tribunale di Roma con richieste di risarcimenti milionari”.  

Il passato non depone verso l’ottimismo: in occasione del concorso del 2016, “aperto solo ai docenti abilitati, bandito nel febbraio del 2016” che “prevedeva prova scritta e orale”, sono state “poche le regioni che hanno concluso in tempo per le immissioni in ruolo 2016/17”. Basta dire che oggi, nel 2019 inoltrato, vi sono ancora migliaia di docenti, vincitori di quel concorso, che ancora rischiano di non essere mai immessi in ruolo. Bene accetta è stata la proroga di un anno avanzata alcuni giorni fa dal M5S per la validità delle graduatorie di merito, ma anche quella chiesta dal senatore Mario Pittoni (Lega), presidente della VII Commissione di Palazzo Madama, di estendere le liste dei vincitori per ulteriori due anni

Va infine rilevato che l’avvocato generale Szpunar della Curia europea si è detto d’accordo con le tesi della Commissione UE e del docente ricorrente Rossato, il quale, una volta assunto in ruolo, chiedeva giustamente il risarcimento per la reiterazione ingiustificata dei contratti a termine. Sempre in attesa degli esiti della sentenza C-331/17 Sciotto, della Corte di Giustizia Europea del 25 ottobre scorso, la quale è stata chiamata in causa per verificare proprio la liceità della conversione automatica dei contratti da tempo determinato in indeterminato se il rapporto di lavoro perdura oltre 36 mesi anche non continuativi su posto vacante e disponibile: un’altra pista da percorrere.