SCUOLA: Stipendi, l’Istat dice che sono saliti molto più che in altri settori

A sentire l’Istituto di statistica, tra i settori della pubblica amministrazione quello della scuola presenta i maggiori aumenti orari rispetto al resto della PA.

 

Per il futuro, invece, avere più risorse per il prossimo rinnovo contrattuale potrebbe portare un aumento a tre cifre: è l’obiettivo dichiarato dal ministro dell’Istruzione ai sindacati, durante l’accordo di Palazzo Chigi,che ha convinto le sigle maggiori (ma non l’Anief) a desistere sullo sciopero del prossimo 17 maggio: secondo le intenzioni, gli aumenti punteranno al recupero della perdita del potere d’acquisto e al graduale allineamento degli stipendi dei docenti italiani a quelli dei colleghi europei. Marcello Pacifico (Anief) non ci crede: Il Def approvato dal Governo dice l’esatto contrario, visto che prevede tagli progressivi alla spesa Istruzione fino al 2045. Anche nell’ultimo decennio si è lavorato in questa direzione. Il Governo ci dica quindi se e come reperirà i due-tre miliardi l’anno necessari, oltre i cento euro promessi.

A parole, Governo e Miur hanno la ferma intenzione di incrementare gli stipendi di chi opera nella scuola. “Abbiamo certamente intenzione di procedere con il nuovo contratto di comparto – ha detto il ministro Marco Bussetti nel corso di un’intervista –  Proprio nei giorni scorsi come governo abbiamo siglato un’importante intesa con i sindacati del mondo della scuola. Dobbiamo riconoscere lo straordinario lavoro di chi opera ogni giorno nei nostri istituti, al fianco dei nostri ragazzi. E ci impegneremo per far sì che questo riconoscimento professionale si traduca in stipendi adeguati.” 

Anief ha forti dubbi sulla consistenza della promessa del titolare del Miur. E per questo motivo ha non solo confermato l’adesione allo sciopero del 17 maggio dei comitati di base, ma anche raddoppiato le giornate di protesta, aderendo anche all’astensione del 10 maggio proclamata dal Cub. Perché, ad oggi, l’unica certezza è quella degli aumenti tutt’altro che entusiasmanti concessi negli ultimi anni. Anzi, si può parlare di unico aumento, risalente ad un anno fa: quegli 85 euro lordi medi che, secondo l’Istat, mettendo la scuola a confronto con gli altri comparti, “presentano gli incrementi maggiori, sempre nel confronto annuo, sono attività dei vigili del fuoco (+10,3%) e scuola e regioni e autonomie locali (entrambi +3,7%)”. Così, ci ritroviamo che “tra i settori della pubblica amministrazione, quello della scuola presenta i maggiori aumenti orari”.

Peccato che per quasi due lustri, il comparto dell’istruzione pubblica sia stato privato di qualsiasi genere di investimenti, almeno sul fronte stipendiale. Basta andare a mettere il naso fuori confine per rendersene conto. “Il paragone con gli stipendi dei docenti europei resta impietoso. Infatti – scrive Orizzonte Scuola -, la forbice tra gli stipendi italiani ed europei è già notevole ad inizio carriera, differenza che cresce riguardo ai docenti della scuola primaria, la cui retribuzione è inferiore di 2.770,95 euro all’anno rispetto a quella dei colleghi europei. A fine carriera il primato è detenuto dai docenti della scuola primaria che percepiscono 9.539,98 euro in meno rispetto ai colleghi europei. Seguono i docenti della scuola secondaria di II grado con un meno 9.235,05 euro all’anno”.

Ma perché tutto questo? “Alla base di tutto – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – c’è il fatto che nell’ultimo decennio abbiamo assistito al progressivo disallineamento degli stipendi dei lavoratori della scuola rispetto dall’inflazione, che è misurabile in dieci punti percentuali dell’attuale stipendio rispetto al blocco decennale del contratto e agli aumenti dell’ultimo rinnovo per il 2016/2018. Ciò conferma, se ve ne era bisogno, che l’adozione, dal mese scorso, dell’indennità di vacanza contrattuale, da aggiungere ai 100 euro promessi, non serve a recuperare la perdita del potere d’acquisto anche del personale di ruolo che continua per metà anni di servizio ad avere la carriera ‘raffreddata’ per la mancata valutazione per intero del servizio pre-ruolo. Con Anief che ha già individuato le risorse per raddoppiare la cifra, che si vuole portare ad oltre 200 euro”.