Sciopero scuola: retromarce pericolose

di Loredana Fraleone* 

Un errore gravissimo è stato quello dei sindacati confederali di “sospendere” lo sciopero del 17 maggio, che aveva tra i punti centrali l’autonomia regionale differenziata e avrebbe visto per la seconda volta, dopo il 5 maggio 2015, la partecipazione praticamente di tutte le sigle sindacali del settore.

Una condizione che non solo avrebbe dato impulso allo sciopero, ma anche il senso della pericolosità dell’operazione perseguita da sempre dalla Lega: la secessione delle regioni del Nord, che non a caso tra le competenze rivendica rapporti diretti delle regioni “autonome” con l’Europa., considerando un impaccio per la propria economia il resto d’Italia. L’autonomia differenziata sarebbe negativa per tutte la materie richieste dal Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, ma sarebbe particolarmente devastante per la scuola, un’istituzione incaricata dalla Costituzione di formare cittadini liberi e consapevoli, con gli stessi diritti e opportunità, dalla Sicilia alla Val D’Aosta. Non è difficile comprendere le conseguenze pesantissime della regionalizzazione del personale della scuola e la differenziazione delle risorse disponibili da parte di ciascuna regione per l’istruzione, infatti questa consapevolezza ha portato all’istituzione di un “tavolo nazionale” a cui hanno aderito molte associazioni della scuola e tutte le organizzazioni sindacali del settore, concordi nell’indire lo sciopero del 17 maggio.

Un errore gravissimo perciò questa retromarcia dei confederali, anche poco comprensibile, soprattutto da parte di un sindacato come la FLCGIL, da sempre contraria agli attacchi alla contrattazione collettiva nazionale, che sarebbe oggettivamente messa in mora dalla regionalizzazione del personale della scuola, con un ritorno di fatto alle famigerate gabbie salariali, superate a partire dal 1969, grazie alle grandi mobilitazioni dei lavoratori.

In cambio della sospensione dello sciopero del 17 maggio, a seguito dell’incontro con il premier Conte e il ministro dell’istruzione Bussetti, cioè i rappresentanti di un governo che quanto a promesse non onorate è in cima al Guinnes dei primati, non c’è praticamente nulla, ma solo fumose intenzioni su alcune questioni contrattuali e generiche assicurazioni sull’autonomia differenziata.

Non vi è quindi una giustificazione logica, almeno per quanto riguarda la FLC, di un accordo probabilmente voluto da UIL e CISL, che per qualche piccola concessione (su una parte del precariato ad esempio), non tenendo in modo particolare al contratto nazionale di lavoro, hanno ritirato la propria disponibilità ad uno sciopero sacrosanto dal punto di vista sindacale e politico.

Siamo alle solite dunque, sull’altare di un’unità spesso farlocca, si rinuncia a mobilitarsi per un obiettivo di valore strategico. La mobilitazione per il 17 maggio era appena all’inizio e stava montando, man mano che il personale della scuola prendeva coscienza dell’aberrazione dell’istituzione di 20 sistemi scolastici al posto di uno, della vanificazione della libertà d’insegnamento sancita dalla Costituzione repubblicana per l’ingerenza di poteri parziali e divisivi come quelli delle regioni soprattutto del nord, della perdita di uno status professionale riconosciuto su tutto il territorio nazionale, del declassamento degli insegnanti ad operatori di un servizio invece che di un organo dello Stato.

Bisogna allora essere grati ai COBAS, UNICOBAS, CUB e ANIEF di aver mantenuto lo sciopero e l’opportunità di manifestare il proprio dissenso, per chiunque senta incombere una grave perdita del diritto allo studio uguale per tutti, una retrocessione professionale della funzione docente, una disuguaglianza retributiva e non solo.

Lo sciopero del 17 maggio non avrebbe dovuto neanche limitarsi al settore della scuola, ma anzi estendersi alla sanità, ai beni culturali, ai trasporti, all’energia e a tutti quei settori rivendicati, come competenze regionali, dagli accordi tenuti a lungo segreti tra Lombardia, Veneto Emilia Romagna e governi Gentiloni e Conte; avrebbe dovuto collocare il mondo del lavoro nel solco della difesa della Costituzione e non in un attendismo pilatesco funzionale alla “secessione dei ricchi”, voluta dalla Lega e non solo, prevista da un “contratto” di governo vincolante anche per i 5 stelle.

Lo sciopero del 17 maggio è quello che di meglio si può fare in questo momento e non solo per la scuola. Sarebbe bene che i sindacati confederali ci ripensino, sarebbero loro i divisivi questa volta.

*Responsabile nazionale Scuola Università e Ricerca Rifondazione Comunista-Sinistra Europea

scioperoscuola

PRIVACY







o tramite bonifico sul cc intestato al PRC-SE al seguente IBAN: IT74E0501803200000011715208 presso Banca Etica.