27 aprile 2019 - 17:57

Scuola, venerdì lo sciopero dei presidi contro le impronte digitali

Dopo l’accordo tra il ministero dell’Istruzione e sindacati confederali, confermano lo sciopero del 17 maggio Cobas, Unicobas, Anief, Cub, e il sindacato Udir dei presidi

di Valentina Santarpia

Scuola, venerdì lo sciopero dei presidi contro le impronte digitali
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Non accontenta tutti l’accordo della notte tra il 23 e il 24 aprile tra governo e sindacati sulla scuola. La sospensione dello sciopero, decisa dai confederali dopo le promesse del governo sulla stabilizzazione dei precari e gli aumenti in busta paga, non è stata accettata dai sindacati di base, Cobas, Unicobas, Anief e Cub e Udir per i dirigenti scolastici. L’Anief parla di «progetto fumoso»: in quell’accordo, scrive il sindacato dei precari, «è stata elusa la «madre» di tutte le soluzioni per vincere il precariato in Italia: la riapertura delle GaE rivolta a tutto il personale insegnante abilitato all’insegnamento e a quello con 36 mesi, previa frequenza di un corso rapido abilitante a costo dello Stato». Secondo l’Anief «la strategia del Governo, a ridosso delle elezioni, sui compensi del personale scolastico appare chiara: assegnare 100 euro di aumento medio di stipendio e chiudere la pratica. Se le cose stanno così, non capiamo come possano starci gli altri sindacati. A queste condizioni, non ci stiamo perché se soltanto si utilizzassero i risparmi di spesa già destinati dalla legge alla carriera degli insegnanti si darebbe al personale della scuola il doppio dei soldi previsti dall’accordo. Per non parlare dell’adozione di un semplice atto ministeriale per sbloccare subito i passaggi verticali per il personale Ata e assumere tutti i facenti funzione Dsga. E che dire dell’assenza di una sola parola sulla parità di trattamento stipendiali da dare al personale precario? Lo sciopero è inevitabile».

I nodi

L’Unicobas lancia un appello all’Ubs, il sindacato di base del pubblico impiego: «Scioperiamo tutti insieme, noi sindacati di base, per tentare di mettere alle strette un Governo che, con l’assenso più o meno tacito, dei sindacati del comparto non si fa scrupolo di sottrarre ancora risorse alla scuola e di avviare il percorso della regionalizzazione con cui verrebbe portata a compimento la distruzione del sistema scolastico nazionale». Anche l’Udir, il sindacato minore dei dirigenti scolastici, rileva ancora «molte criticità»: «Per bloccare la mobilitazione servivano ben altri impegni. Ad esempio un auspicabile passo indietro sul fronte delle impronte digitali e delle rilevazioni biometriche per accertare la presenza dei presidi sul luogo di lavoro - prosegue il comunicato -: mossa inutile, offensiva, anche antieuropea, su cui ha espresso dubbi anche il Garante per la protezione dei dati personali, e che produrrebbe un inutile aggravio per l’erario. Oppure sarebbe stata necessaria qualche mossa più concreta per garantire l’oggettività nei criteri di valutazione per i dirigenti scolastici, o una semplificazione delle procedure di reclutamento, come richiesto anche da Udir, in una recente audizione in Senato».

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