Infermiere sindacalista trasferito in carcere: condannata la Asl 

Il giudice del lavoro accoglie il ricorso del Nursing Up e ordina la revoca del provvedimento Il direttore amministrativo Di Giosia: «Non faremo appello. Le sentenze vanno rispettate»

TERAMO. Il trasferimento di un infermiere, rappresentante sindacale del Nursing Up, dal reparto di urologia dell’ospedale al presidio sanitario del carcere di Castrogno è costato alla Asl la condanna per comportamento antisindacale. Ad accogliere il ricorso, presentato dallo stesso sindacato, il giudice del lavoro Maria Rosaria Pietropaolo, che ha disposto la revoca del trasferimento dell’infermiere e condannato l’azienda al pagamento delle spese processuali. L’azienda, infatti, secondo quanto stabilito dalla sentenza, prima di trasferire il lavoratore avrebbe dovuto ottenere il nulla osta da parte dell’associazione sindacale di appartenenza, così come previsto dalla normativa per i rappresentanti sindacali.
«Dopo essere stato nominato dirigente sindacale», racconta il Nursing Up, «un infermiere in servizio presso l’ospedale di Teramo è stato sottoposto, con diversi ordini di servizio, a una serie di continui trasferimenti dapprima all’interno di diversi reparti dell’ospedale e il 27 ottobre 2018 dall’Unità operativa complessa di urologia a quella di medicina penitenziaria all’interno del carcere». Proprio quest’ultimo atto è stato impugnato dal sindacato, rappresentato in giudizio dall’avvocato Antonella Nicolucci. Nei giorni scorsi la decisione del giudice del lavoro, che con un decreto depositato il 31 maggio ha dichiarato antisindacale la condotta della Asl disponendo l’annullamento del trasferimento. Per il giudice, infatti, come si legge in sentenza, «è pacifico che il trasferimento... dal reparto di urologia dell’ospedale di Teramo alla casa circondariale in località Castrogno sia stato disposto dalla Asl di Teramo in assenza del prescritto nulla-osta dell’associazione sindacale di appartenenza. A nulla rileva la distanza che intercorre tra le due sedi di lavoro, trattandosi, comunque, di sedi diverse». Soddisfazione per la sentenza è stata espressa dal sindacato. «L’azione di tutela legale», commenta Patrizia Bianchi, consigliere regionale dell'Abruzzo, «si è resa necessaria per ripristinare l’immagine del sindacato e la nostra rappresentatività all’interno dell’ospedale di Teramo». Per Bianchi, infatti, il trasferimento del rappresentante sindacale avrebbe minato il ruolo svolto dal Nursing Up all’interno del presidio, scoraggiando l’adesione al sindacato di altri lavoratori. «Ove l’azienda sanitaria dovesse perseverare negli atteggiamenti sino ad oggi tenuti ci riserviamo di chiedere un risarcimento danni per atteggiamento antisindacale», conclude Bianchi, «e stiamo valutandola la possibilità di proporre azioni legali contro i dirigenti che hanno adottato questo abnorme provvedimento». La Asl ha già annunciato che non farà ricorso. «Prendiamo atto della sentenza e daremo subito seguito a quanto stabilito dal giudice», dichiara il direttore amministrativo della Asl Maurizio Di Giosia, «le sentenze vanno rispettate».
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