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Compiti delle vacanze: come aiutare i ragazzi a organizzarsi

Ultimo giorno di scuola: per la maggioranza degli studenti italiani si chiude oggi l’anno scolastico e iniziano le tanto attese vacanze. Tradotto: tredici (sì, 13 ) settimane di pausa estiva da banchi & lavagne, tredici settimane di tetris organizzativo per i genitori che lavorano e tredici settimane utili a completare i compiti estivi.
Il ministro all’Istruzione Marco Bussetti ha chiesto ai docenti “moderazione” nella mole degli esercizi, sollevando qualche perplessità da parte degli insegnanti. L’Anief, ad esempio, per bocca del presidente Marcello Pacifico, commenta: «Come consiglio generale può andare bene, ma a due condizioni: la prima è che studi tanto il ministro durante l’estate perché la scuola così com’è andrà sempre peggio, la seconda è che si ricordi che se un insegnante decide di destinare a degli alunni più o meno compiti, lo fa con cognizione di causa e sempre per il loro bene».

Ma i compiti estivi servono a qualcosa?

Ad ogni giugno il dibattito si apre e può essere utile un confronto con i nostri “vicini di casa”. Se in Francia e in Spagna la questione sull’opportunità dei compiti è ancora sul tavolo, in Germania non esistono veri e propri compiti delle vacanze perché la stessa organizzazione scolastica è differente: gli istituti chiudono per sole 6 settimane, in un periodo compreso tra metà giugno e metà agosto, cambiando calendario ogni biennio a seconda dei Laender, cioè delle regioni federate di appartenenza. Attenzione però: durante l’anno gli alunni hanno pause settimanali (di cui una lunga per la Pentecoste), non sempre coincidenti con le ferie dei genitori (con conseguente tetris organizzativo anche lì, sebbene limitato a una settimana per volta). Un modello simile c’è anche in Inghilterra e nei Paesi nordeuropei, tra i quali spicca la Finlandia, portabandiera dei progetti scolastici più innovativi. Ovvero: niente scansione dell’insegnamento in discipline, didattica basata su laboratori esperenziali e trasversali e niente compiti a casa.

E quindi? «I compiti delle vacanze sono una decisione dell’insegnante: non spetta ai genitori criticarne il modello di lavoro», dice Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva (celebre il suo L’età dello tsunami, edito da DeAgostini per cui ha pubblicato da poco anche Il primo bacio). In un’organizzazione scolastica come la nostra, ancora tradizionalmente strutturata su una lunga (lunghissima!) pausa estiva, qualche esercizio va pur fatto: ma come?

Pellai ci offre qualche suggerimento pratico per trasformare i tanto odiati compiti in un’opportunità davvero formativa.

iO Donna ©RIPRODUZIONE RISERVATA