Scuola, Anief: ministro non tutela più gli italiani, si dimetta

Appello della senatrice Bianca Laura Granato

LUG 8, 2019 -

Roma, 8 lug. (askanews) – A poche ore dal confronto tra i vertici del Governo che nelle intenzioni del Carroccio potrebbe risultare decisivo per l’approvazione dell’autonomia differenziata, il ministro dell’Istruzione leghista Marco Bussetti si dice convinto che “la scuola regionale si farà”, negando che ci sia stata una bocciatura su tutta la linea da parte del Movimento 5 Stelle e che il modello al quale guarda è quello del Trentino e della Valle d’Aosta. Intanto, però, dal M5S continuano ad arrivare bordate e si continua a dimenticare che proprio i tentativi trentini su questo ambito sono stati già bocciati dalla Consulta.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, il titolare del Miur sembra dimenticare che l’Italia è una Repubblica che garantisce il diritto allo studio su tutto il territorio nazionale e che un ministro, rispetto al già evidente attuale gap di alcune regioni, dovrebbe garantire organici differenziati e maggiori risorse a quei territori in difficoltà, piuttosto che creare le condizioni per privarli dei pochi fondi a disposizione. Eppure, in Italia nel 1870 si scelse un’unità politica e solidale del Paese e la scuola nonostante sia autonoma per Costituzione rimane e rimarrà sempre statale.

A ridosso da quello che ha tutta l’aria di essere un incontro basilare per il destino della regionalizzazione di una serie di servizi sinora gestiti a livello nazionale, a partire da quello scolastico, il ministro dell’Istruzione getta la maschera e si dice convinto che il progetto del suo partito diventerà legge. Andando quindi anche oltre l’approvazione del Consiglio dei ministri. Non solo, Marco Bussetti sui concorsi regionali, che sarebbero stati criticati dal Movimento 5 Stelle, sostiene che ormai in Italia “sono la norma” in regioni come il “Trentino e Valle d’Aosta, ma i bandi regionali sono spesso mera riproduzione dei bandi nazionali. Mi spiega – ha replicato Bussetti al giornalista – quale sarebbe il problema?”. (Segue)