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La crisi di governo fa tremare la scuola. In Fvg rischio beffa per duemila docenti

Se cade l’esecutivo addio anche al decreto “salva-precari” destinato a stabilizzare i supplenti: data-limite il 28 agosto

2 minuti di lettura
Insegnanti in attesa della nomina nei corridoi di un Ufficio scolastico provinciale del Fvg 

FVG. La crisi di governo si ripercuote anche sul mondo della scuola, sia a livello nazionale che regionale. Se salta l’esecutivo salta infatti pure il decreto “salva-precari”, la cui pubblicazione in Gazzetta è attesa per il 28 agosto. Tradotto in termini concreti, ciò implicherebbe la mancata stabilizzazione di 54 mila supplenti in tutta Italia, di cui quasi 2.000 solo in Friuli Venezia Giulia.

Tra i punti salienti del decreto ci sono l’istituzione di un concorso straordinario nonché di un Percorso abilitante speciale (Pas), entrambi rivolti agli insegnanti a tempo determinato delle scuole secondarie di primo e secondo grado, vale a dire medie e superiori. Tale concorso, inizialmente previsto entro il 2019, dovrebbe portare a 24 mila assunzioni nell’intera penisola. Avrebbe diritto ad accedervi chi avesse maturato un minimo di tre anni di impiego a termine, ovvero dai 180 giorni lavorativi in su nel settore pubblico statale (le ore svolte nelle scuole paritarie non sembrano essere contemplate).

Altri 30 mila precari, grazie al Pas, otterrebbero l’abilitazione e dunque la possibilità di partecipare ai futuri concorsi ordinari. Si tratta di tutti quei laureati che al momento possono insegnare come supplenti ma che, in assenza di un apposito titolo professionalizzante post-lauream, non hanno il diritto di partecipare alle gare pubbliche. Nella nostra regione, stando alle stime sindacali e in assenza di dati ufficiali, potrebbero essere coinvolti dai 1.500 ai 2.000 lavoratori. Adesso non si sa più che cosa accadrà. Il decreto aveva ricevuto l’okay da parte del Consiglio dei ministri la sera del 6 agosto dopo numerosi dubbi e avversità soprattutto da parte del M5s, all’interno del quale esiste una componente contraria alla misura “salva-precari”, considerata alla stregua di una sanatoria.

«Il via libera salvo intese in Cdm al decreto scuola è un’ottima notizia – aveva dichiarato al contrario Marco Bussetti, ministro dell’Istruzione in quota Lega –. Un atto necessario per garantire la stabilità dell’insegnamento nelle nostre scuole, ridurre il precariato e fornire servizi efficienti agli studenti e alle famiglie». È proprio quel «salvo intese» ad averne posticipato tuttavia l’entrata in vigore, allo scopo di prevedere un lasso di tempo in cui fosse possibile apportarvi eventuali migliorie. La data-limite prevista per la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del testo definitivo, infatti, è appunto il 28 agosto. Data che però adesso rischia di saltare, qualora l’esecutivo dovesse effettivamente cadere a breve.

«Il decreto è tuttora sottoposto all’attenzione del Cdm che, se davvero vuole approvarlo definitivamente, è ancora in tempo per farlo – afferma il segretario della Uil Scuola Fvg, Ugo Previti –. Se invece non passerà, avremo di nuovo i docenti di terza fascia in attesa delle supplenze. Torneranno la mancanza di continuità didattica, l’incertezza e la transumanza degli insegnanti da una scuola all’altra. Insegnanti che sono preparati, hanno a cuore il bene degli studenti e adesso si sentono defraudati dalla politica, che è in campagna elettorale permanente. I gruppi parlamentari ci hanno preso in giro».

Nel frattempo in questi giorni di crisi si riaccende pure la polemica politica. Il senatore leghista Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a Palazzo Madama e responsabile Istruzione del partito, va all’attacco dei Cinque Stelle: «Invece di agire sempre in polemica con la Lega su qualsiasi provvedimento riguardi la scuola, rispettino il punto del contratto di governo che parla di superamento del precariato “cronico”. Che senso ha offendere le vittime di politiche miopi, parlando di “sanatorie”, invece che intervenire in maniera risolutiva sui problemi storici del settore?».

«Il parlamentare del Carroccio attribuisce al M5S la situazione di stallo – replica a sua volta il sindacato Anief a livello nazionale – dimenticando che il suo leader ha fatto presentare una mozione di sfiducia a Conte che sarà discussa il 20 agosto. Chi ha governato ha avuto un anno di tempo per approvare un provvedimento urgente con poche cose semplici: dopo tutto questo tempo, bisognerebbe avere la decenza di tacere». Ora vediamo che cosa succederà martedì, appunto, quando il premier Giuseppe Conte presenterà le sue comunicazioni al Senato. —


 

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