SCUOLA: L’anno del disastro: boom di assunzioni docenti perse

Il 65% dei posti in ruolo non viene assegnato (quasi 32 mila cattedre su poco più di 53 mila). Negli ultimi quattro anni lo Stato non ha trovato circa un insegnante su due da immettere in ruolo (quasi mila su circa 188 mila assunzioni autorizzate) nonostante un esercito di 500 mila tra abilitati e aspiranti docenti disseminati tra le tele delle graduatorie. E sarà record di supplenze: più di 211 mila, quasi il doppio rispetto a quattro anni fa, nonostante concorsi ordinari e straordinari.

Pacifico (Anief): si riaprano subito annualmente le ex graduatorie permanenti e si assuma anche da graduatorie di istituto provinciali con prove suppletive per i laureati esclusi dall’ultimo concorso a cattedre e si facciano assunzioni di idonei e vincitori su scala nazionale, con la salvaguardia dei ruoli già assegnati…

 

 

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Soltanto quest’anno sono 31.500 le immissioni in ruolo mancate, dal 2015/2016 quasi 100 mila, più o meno la metà di quelle autorizzate.

Nel silenzio totale anche quest’anno la gran parte delle immissioni in ruolo programmate dal ministero dell’Istruzione e autorizzate dal Mef non sono andate in porto. E non certo perché mancano i precari o vincitori pronti a subentrare: si è solo ripetuto uno scenario già visto – basti pensare che dal 2016 ad oggi ammontano ad oltre 95 mila le assunzioni definitive andate deserte – da addebitare sempre alla pessima gestione condotta da chi amministra la scuola pubblica italiana. Il problema non risiede, quindi, solo nella poca volontà dei vari governi di assumere a tempo indeterminato, perché il mantenimento del precariato fa risparmiare diversi “soldini” all’erario. Alla base del fallimento delle assunzioni in ruolo c’è anche una vera e propria incapacità a governare il sistema d’istruzione.

 

I conti sulle assunzioni non attuate

 

Sulle assunzioni mancate i conti “parlano” chiaro. Nel 2016/17 sono andate perse 14 mila immissioni in ruolo: appena 9.300 effettuate, a fronte delle 25.300 autorizzate dal Mef. L’anno successivo, il dicastero dell’Economia dette il via libera a 51.770 assunzioni, ma se ne concretizzarono appena 31.270, con una mancata copertura di 20.500 posti. Lo scorso anno la situazione è precipitata: dinanzi a 57.320 richieste di immissioni in ruolo, solo 28.120 sono state portate a termine, con 29.200 cattedre finite a supplenza.

 

Anche quest’anno, come ha sempre sostenuto l’Anief, la maggior parte dei posti non sono stati assegnati: delle 53.627 assunzioni a tempo indeterminato concesse dal dicastero di via XX Settembre, solo 22 mila si sono materializzate, con oltre 31.500 posti sfumati. Complessivamente, solo nell’ultimo quadriennio, sono andate perse oltre 95 mila immissioni in ruolo. È un numero altissimo e decisamente beffardo, se si pensa che sono più di 210 mila le cattedre che si apprestano nei prossimi giorni ad andare a supplenza annuale o al termine delle attività didattiche, quasi il doppio rispetto a quattro anni fa.

 

Le cause della supplentite

 

È evidente che da quando sono state chiuse le ex graduatorie ad esaurimento nel 2012 al personale docente che è stato abilitato dallo Stato e da quando queste sono state chiuse per diversi anni anche per il personale ivi inserito, il fine di eliminare il precariato ha acuito al contrario il problema della supplentite. Perché quando le ex graduatorie permanenti si aggiornavano ogni anno al personale abilitato, con il doppio canale di reclutamento, nonostante il blocco decennale dei concorsi, si garantiva la copertura totale delle immissioni in ruolo e delle supplenze entro il 31 agosto. Con la chiusura definitiva delle Gae, invece, oggi abbiamo pochi docenti da nominare in ruolo o come supplenti, la maggior parte è inserita con riserva prossima alla cancellazione, dopo il cambio di orientamento del tribunale amministrativo. Quindi, cattedre deserte nonostante due concorsi ordinari e due straordinari e nomine del doppio dei supplenti dalle graduatorie di istituto che vent’anni fa erano utilizzati soltanto per le supplenze brevi e saltuarie e oggi sono chiamati a coprire più di 210 mila supplenze.

Ma le graduatorie di istituto non sono utilizzabili per il ruolo né utili per le supplenze, perché non sono provinciali ma segnate dalle scelte fortuite dei candidati (da dieci a venti scuole). Pertanto i presidi sono costretti a riesumare le domande di ;essa a disposizione, persino quelle presentate dai giovani studenti universitari.

Risultato: in quattro anni abbiamo avuto coperte la metà delle immissioni in ruolo autorizzate e il doppio delle supplenze assegnate, in un Paese che ha 500 mila aspiranti docenti, tra quelli nelle graduatorie di merito ordinarie e straordinarie, nelle graduatorie ad esaurimento, nelle graduatorie di istituto e fuori graduatoria tra docenti abilitati, diplomati, laureati, studenti universitari. Un paradosso tutto italiano che mina la continuità didattica.

 

Le soluzioni

 

Ma cosa dovrebbe fare chi governa la scuola?

“In primo luogo – afferma Marcello Pacifico, presidente nazionale di Anief – aprire le graduatorie ad esaurimento ogni anno al personale abilitato con corsi abilitanti ordinari; laddove esaurite, estendere il doppio canale di reclutamento al personale inserito nelle graduatorie di istituto. Assumere su scala nazionale dalle graduatorie di merito dei concorsi ordinari e straordinari con un piano di mobilità che consenta subito il rientro nella regione di titolarità. Riaprire il vecchio concorso ai laureati con prove suppletive. Confermare nei ruoli chi ha superato l’anno di prova riconoscendo infine il valore abilitante anche del vecchio diploma magistrale e di quello Afam o in possesso degli ITP. La proposta dell’Anief, contenuta in un decreto salva scuola alternativo a quelli ufficialmente condotti sino ad oggi, contiene tutte queste proposte, imprescindibili per attuare il totale assorbimento del precariato. Un obiettivo mai centrato da nessun governo, cui ha fatto però ora riferimento il premier Giuseppe Conte parlando ai parlamentari, assieme alla cancellazione delle classi pollaio e all’allargamento del tempo pieno. Tutti obiettivi decisamente nobili, che – conclude Pacifico – se perseguiti e ottenuti porterebbero verso quella svolta da tempo attesa”.

 

Anief ha quindi auspicato un giusto utilizzo dei fondi delle legge di Bilancio, prevedendo pure il ripristino della figura del ricercatore a tempo indeterminato, la cancellazione dalla riforma Gelmini, assieme alla stabilizzazione del personale Ata, degli educatori, degli assistenti all’autonomia al pari dei lavoratori delle cooperative dei servizi esternalizzate, oltre che prevedere la totale parità di trattamento tra personale precario e quello di ruolo, anche ai fini della ricostruzione di carriera. Per gli stipendi, infine, il giovane sindacato ritiene che bisogna recuperare da subito le risorse risparmiate nella scuola con il dimensionamento avviato nel 2009, pari in media a 200 euro a dipendente, e destinarle al rinnovo del contratto e favorire la mobilità del personale per conciliare diritto al lavoro e alla famiglia.

 

 

Anno scolastico Assunzioni Autorizzate Assunzioni effettive Supplenze intero anno
       
2016/2017 25.300 9.300 125.000
2017/2018 51.770 31.270 135.000
2018/2019 57.320 28.120 155.000
2019/2020 53.620 22.000 211.500

Tabella a cura dell’Ufficio Studi Anief