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Disturbi dell’alimentazione: in Italia un bambino su tre è sovrappeso. E’ record europeo

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I disturbi dell’alimentazione sono al giorno d’oggi molto frequenti. Le stime spesso si riferiscono a disturbi più riconoscibili, ma accanto a questi sono numerose le persone, in maggioranza le donne, che hanno con il cibo un rapporto estremamente conflittuale. Ultimamente si stanno osservando questi disturbi anche nella popolazione maschile, ma il fenomeno è ancora oscuro e se ne parla poco, in genere quando qualche fatto di cronaca mette sotto i riflettori il mercato oscuro delle sostanze dopanti nelle palestre. I disturbi dell’alimentazione si manifestano sotto forma di modificazioni del peso, che può essere eccessivo (obesità), eccessivamente ridotto (anoressia) o fluttuante, e sotto forma di preoccupazioni eccessive rispetto al peso e alla forma del corpo che possono portare ad assumere comportamenti alimentari disordinati e pericolosi per la salute. Questi disturbi sono un sintomo di un malessere sociale a livello dell’identità e delle relazioni. Per questo è importante conoscerli e cercare di affrontarli tempestivamente. L‘Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme, parlando dell’obesità come di un’epidemia. In Europa si stima che più della metà della popolazione adulta sia al di sopra della soglia di sovrappeso e che il 20-30 per cento degli adulti rientri all’interno della soglia clinica dell’obesità. In Europa un bambino su cinque è sovrappeso o obeso. In Italia la percentuale di bambini sovrappeso è del 20 per cento mentre i bambini obesi rappresentano il 4 per cento. L’incidenza dell’obesità è maggiore nella fascia d’età compresa tra i 6 e i 13 anni e sono colpiti soprattutto i maschi. Il problema è ancora più grave negli Stati Uniti dove le percentuali di individui obesi o sovrappeso è doppia rispetto all’Europa.

L’obesità nell’infanzia è causata da molteplici fattori. In primo luogo risulta importante la famiglia e il suo ruolo nella nutrizione e nell’educazione alimentare. Fattori riconosciuti sono inoltre la ridotta attività fisica e fattori di tipo genetico/familiare. Sono invece rari i casi di obesità dovuta ad alterazioni ormonali (come l’ipotiroidismo) o a disfunzioni surrenali. L’OMS ha sottolineato l’importanza nel trattamento e nella prevenzione dell’obesità di tre elementi:

  • una corretta alimentazione
  • attività fisica
  • il ruolo della famiglia.

Queste indicazioni trovano un grande sostegno se pensiamo che un’alimentazione eccessiva nei primi due anni di vita causa da una parte l’aumento del volume delle cellule adipose, dall’altra un aumento del loro numero. Questo implica che una persona con un numero maggiore di cellule adipose avrà maggiori difficoltà rispetto ad una persona con un numero normale a mantenere un peso nei limiti. Se, infatti, è possibile diminuire il volume delle cellule, non è possibile eliminarle. Un peso normale nella prima infanzia sembra dunque essere un elemento protettivo nella vita adulta.

Due bambini italiani su 10 sono in sovrappeso e uno su 10 risulta obeso. Dati alla mano, tre bambini su dieci nel nostro paese sono alle prese con i chili di troppo, e quindi esposti a tutte le conseguenze – sia per la salute fisica che psicologica – che da un peso eccessivo possono derivare. Un problema, quello dell’obesità infantile, sempre più sotto gli occhi di tutti.

I rischi dell’obesità infantile

Le conseguenze dell’eccesso di peso in età infantile e nell’adolescenza, spiega spiega Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, direttore della Rete Disturbi Comportamento Alimentare Usl 1 dell ‘Umbria, “vanno dall’aumento del rischio di diabete, di ipertensione arteriosa, di steatosi epatica grave che può diventare cirrosi, fino ad arrivare ad alterazioni psicologiche e del comportamento che si ripercuotono sulla qualità di vita, per non parlare del bullismo che ne consegue. Infine l’obesità infantile è un predittore certo per l’obesità adulta: 4 ragazzi su 5 continueranno ad avere un eccesso di peso in età adulta”.

Sotto accusa i nuovi stili di vita

La maggior parte di questa esplosione di obesità nell’età evolutiva dipende soprattutto dalla modificazione degli stili di vita: “Si mangia sempre più fuori casa, si cucina sempre meno e sempre in minor tempo, sono in aumento cibi preconfezionati processati; è completamente cambiata la cultura. Inoltre l’attività fisica si è ridotta moltissimo e oggi le ore passate a scuola, in macchina, di fronte i monitor di tablet e cellulare sono predominanti”, spiega Dalla Ragione. A confermare quest’ultima tendenza anche i dati raccolti dall’Osservatorio Okkio alla Salute, il sistema di sorveglianza del Ministero della Salute, secondo cui la maggior parte dei bambini tra i 4 e i 10 anni adotta uno stile di vita sedentario e solo 1 su 4 raggiunge la scuola a piedi o in bicicletta.

L’Obesity Day

Per sensibilizzare al problema dell’obesità infantile l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù nella sede di Roma-San Paolo giovedì 10 ottobre in occasione dell’Obesity day, la campagna nazionale di sensibilizzazione per la prevenzione dell’obesità e del sovrappeso, dedicherà una giornata alla corretta alimentazione dei bambini con l’intervento di medici, nutrizionisti ed esperti del settore (ingresso libero e gratuito).

L’ Obesity Day è una giornata che si celebra ogni anno, dal 2001, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’obesità e problematiche connesse. Promossa dalla Fondazione ADI (Associazione di Dietetica e Nutrizione Clinica Italiana), ha l’obiettivo di informaresensibilizzare e orientare in modo corretto, relativamente al problema dell’obesità, i mezzi di comunicazione di massa, l’opinione pubblica e anche chi opera in sanità. Il focus di quest’anno è ‘peso e benessere’, un rapporto che può essere mantenuto nel giusto equilibrio, sin da bambini, attraverso l’educazione alimentare dell’intero nucleo familiare.

«Per contrastare eccesso di peso e obesità – dichiara Giuseppe Morino, responsabile di Educazione Alimentare del Bambino Gesù – è necessario affrontare il problema il più precocemente possibile. Per favorire una crescita sana non servono diete, ma stimoli a cambiare lo stile alimentare e di vita in generale. Regola che vale non solo per i più piccoli, ma anche per tutta la famiglia». Tra le misure che dovrebbero essere prese in considerazione dalle famiglie italiane, spiega Maria Rita Spreghini, nutrizionista del Bambino Gesù, meno televisione, computer e cellulare e più spazio ai cibi sani e al movimento all’aria aperta.

Le attività organizzate al Bambino Gesù per l’Obesity Day sono aperte a tutti: bambini, ragazzi, genitori, nonni e anche ai dipendenti dell’Ospedale che vorranno aderire. Durante la giornata i partecipanti riceveranno materiale informativo e indicazioni da medici e nutrizionisti dell’Ospedale. Su richiesta saranno effettuate consulenze mediche e misurazioni antropometriche per la valutazione dello stato di salute.

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