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Alimentazione: Adi, malnutriti 3 ricoverati su 10 in ospedale

Roma, 16 ott. (Adnkronos Salute) – Alimentazione non vuol dire solo dieta, forma fisica o malattie come l’obesità e il diabete. “Vi sono problematiche allarmanti, spesso trascurate dal sistema sanitario e dall’opinione pubblica. Come la malnutrizione calorico proteica, un problema clinico con risvolti economici rilevanti, che riguarda in media il 31% degli italiani ricoverati in […]

Di Redazione |

Roma, 16 ott. (Adnkronos Salute) – Alimentazione non vuol dire solo dieta, forma fisica o malattie come l’obesità e il diabete. “Vi sono problematiche allarmanti, spesso trascurate dal sistema sanitario e dall’opinione pubblica. Come la malnutrizione calorico proteica, un problema clinico con risvolti economici rilevanti, che riguarda in media il 31% degli italiani ricoverati in ospedale e che è destinato a crescere a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumentato delle malattie cronico degenerative come tumori, patologie cardiovascolari e neurologiche”. Lo denunciano gli esperti dell’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi) che, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione promossa dalla Fao tutti gli anni il 16 ottobre, lancia l’allarme su questo tipo di malnutrizione che può interessare i circa 9 milioni di pazienti che ogni anno vengono ricoverati.

Un problema ‘nascosto’, insieme a quello della nutrizione artificiale domiciliare a cui l’Adi dedicherà una tavola rotonda in collaborazione con le associazioni dei pazienti, per tracciare uno stato dell’arte dei problemi a livello regionale, durante il XVIII Corso nazionale in programma dal 24 al 26 ottobre a Roma.

“La malnutrizione calorico proteica – spiega Giuseppe Malfi, presidente Adi – è una malattia nella malattia. Quasi sempre all’atto del ricovero i pazienti che presentano condizioni di malnutrizione, anziché migliorare durante la degenza, peggiorano la loro condizione contribuendo al fenomeno della cosiddetta malnutrizione iatrogena, ovvero uno stato di carenza nutrizionale favorita dalla malattia, il cui trattamento è spesso trascurato nel corso dell’ospedalizzazione. Una situazione che può comportare un prolungamento dei tempi di degenza poiché accresce la vulnerabilità del paziente, favorisce un aumento delle complicanze anche chirurgiche, ritardando la guarigione e favorendo le riospedalizzazioni”.

“L’incremento dei costi sanitari che ne deriva – continua Malfi – è facilmente intuibile. La malnutrizione proteico-calorica determina anche una perdita di massa muscolare con riduzione della forza fisica, compromissione della qualità di vita e pesanti ripercussioni psicologiche soprattutto nei pazienti anziani e oncologici che possono perdere anche la fiducia nella capacità di ripresa dalla malattia”.

Tra i fattori che concorrono alla malnutrizione calorico proteica oltre a quelli della malattia di base, alle complicanze di trattamenti farmacologici importanti come la chemioterapia, e all’ immobilizzazione a letto, vi sono spesso anche quelli legati alla degenza ospedaliera come la mancata registrazione del peso all’atto del ricovero e durante la degenza; pasti ospedalieri poco gradevoli; orari dei pasti diversi da quelli casalinghi; frequenti digiuni correlati a procedure diagnostiche o terapeutiche; mancato riconoscimento di aumentati fabbisogni energetici in caso di febbre, sepsi e interventi chirurgici; uso prolungato di soluzioni parenterali glucosaline e ritardo nell’inizio di una nutrizione artificiale; dietoterapia inadeguata e non personalizzata.

“La Conferenza Stato-Regioni sulle criticità nutrizionali già nel novembre 2016 sottolineava come la nutrizione clinica e preventiva debba essere considerata parte importante delle prestazioni a carico del Sistema sanitario nazionale; nonostante ciò, ancora oggi vi è una disomogeneità territoriale importante nei riguardi della terapia nutrizionale non solo all’interno degli ospedali ma anche a livello domiciliare. Per attuare un adeguato intervento nutrizionale è necessario che tutti gli ospedali più importanti abbiano Unità operative di dietetica e nutrizione clinica o, quantomeno, medici correttamente formati sul piano nutrizionale”, conclude Malfi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA