Fra i vari temi caldi in trattazione in Parlamento nell’ambito della pensione anticipata vi sono anche quelli che riguardano i lavori usuranti. Sindacati e docenti lamentano da tempo che il mestiere dell’insegnante rientra fra questa categoria di mestieri, cosi detti gravosi o usuranti appunto e che meritano di maggior tutela rispetto ad altri.

Molti addetti ai lavori nella scuola chiedono da tempo che anche l’insegnamento venga identificato come professione gravosa, principalmente per collocarlo nell’Ape Social e in questo modo permettere l’uscita anticipata, come oggi avviene per le maestre della scuola dell’infanzia e le educatrici dei nidi.

Insegnamento lavoro usurante

Così, mentre in Parlamento si sta esaminando il decreto scuola, i sindacati esercita pressione affinché il lavoro del docente possa rientrare fra i lavori gravosi. L’Anief, auspica che la commissione che il governo sta per allestire in tema di revisione dei lavori usuranti vi rientrino anche quelli svolti dal personale della scuola. Quindi, non solo personale docente, ma anche gli Ata e i dirigenti scolastici ai quali potrà essere applicato il beneficio della pensione anticipata. Bisogna approvare delle leggi – ha detto Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – che “consentano, come per le forze armate e di polizia, di poter andare in pensione a 58 anni. Vanno applicati anche per gli insegnati i meccanismi dell’aspettativa di vita, ma non a 67 anni, perché l’Italia ha già il più alto numero di insegnanti al mondo superiori alla fascia di età di 50 anni. Bisogna eliminare il gap generazionale, perché non si può morire prima di andare in pensione”.

Insegnare genera burnout

Detto ciò è evidente che la professione del docente, sia nelle scuole primarie che secondarie, genera burnout, cioè quella sindrome da esaurimento professionale, che colpisce, in modo particolare, i lavoratori dei paesi occidentalizzati a stretto contatto con nuove tecnologie e persone e che  ingenera ansia, depressione, rabbia.

Per i docenti, quindi, dovrebbe essere riconosciuta quale malattia professionale che affligge il mondo della scuola, perché sono sottoposti a ritmi di lavoro stressanti che generano condizioni di malessere e di disagio. Ad aggravare la situazione di insofferenza dei docenti, in particolare, sono diversi fattori legati al fenomeno delle classi pollaio, all’irrequietezza degli alunni, alla maleducazione imperante, alla frustrazione di non sentirsi considerati dalla società.