18 novembre 2019 - 14:54

Manovra, niente soldi per la scuola: il ministro minaccia di dimettersi e il sindacato lo sciopero generale

I fondi non ci sono. Fioramonti chiede tre miliardi. La Cisl: «Lontani dalle attese». La Uil: «Il 20 decidiamo le iniziative di mobilitazione»

di Valentina Santarpia

Manovra, niente soldi per la scuola: il ministro minaccia di dimettersi e il sindacato lo sciopero generale
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Torna a minacciare le dimissioni dal dicastero dell’Istruzione di viale Trastevere il ministro Fioramonti se dalla manovra economica non usciranno i 3 miliardi che lui ha chiesto che vangano messi a disposizione del mondo della scuola. Sulla manovra Fioramonti dice di avere la stessa posizione «di sempre»: chiede una «linea di galleggiamento», altrimenti dal prossimo anno - dichiara il ministro - «tante università non potranno pagare gli stipendi». E secondo la media europea l’Italia «dovrebbe investire 24 miliardi di euro» e cinque anni fa, «sono andato a rivedere le cifre, su scuola e università c’era un investimento di 5 miliardi». «La mia - chiosa il ministro - non è una pretesa arrogante, ma una battaglia politica. Chiedere 3 miliardi è il minimo per arrivare ad una soglia di galleggiamento ed evitare il fallimento di tante università». E per ottenere questo risultato le uniche armi del ministro sono «mettere sulla bilancia la fine della esperienza governativa».

Il rischio sciopero

E il ministro non è l’unico ad annunciare mosse plateali. I sindacati sono da giorni sul piede di guerra e oggi che arrivano gli emendamenti della manovra in Aula le richieste i fanno più pressanti e si vocifera l’ipotesi di uno sciopero generale: il contratto è scaduto da quasi un anno e gli aumenti, pari nella scuola a meno di 65 euro lordi medi, risultano ampiamente inferiori non solo alle aspettative ma anche a quanto indicato più volte dallo stesso premier Giuseppe Conte, dopo l’intesa dello scorso aprile, oltre che dal ministro dell’Istruzione, che hanno parlato di aumenti a tre cifre, quindi da non meno di 100 euro. «Prima ancora di entrare nel merito del nuovo contratto, c’è da stabilizzare quanto ottenuto col precedente- spiega Maddalena Gissi, segretaria Cisl scuola- a partire dall’elemento perequativo, la cui copertura va rifinanziata perché prevista ad oggi solo fino al 2019. Così come vanno mantenuti gli impegni per una rivalutazione complessiva delle attribuzioni accessorie del personale docente, educativo e ATA. Le risorse sono ferme all’entità che avevano nel 2013, nonostante siano oggi 70.000 in più le unità di personale che hanno diritto a beneficiarne».

Il 20 si decide

E per quanto riguarda la legge di Bilancio, «non è per nulla confortante il quadro che si sta profilando», spiega, insistendo: «Per quanto ci riguarda siamo ben lontani dalle attese». Tra gli obiettivi più urgenti, la presentazione di un ddl per disciplinare stabilmente nuovi percorsi abilitanti. E poi gli organici, sia dei docenti che del personale ATA, da rendere adeguati al fabbisogno e da coprire con lavoro stabile, contrastando la precarietà. Chiesti anche interventi per consentire il potenziamento delle attività per la scuola dell’infanzia e più risorse per il sostegno. Inoltre «vanno cambiate le norme sulla sostituzione del personale ATA, e va posto fine alle ambiguità normative che scaricano sulla dirigenza scolastica compiti e responsabilità in materia di sicurezza». Ricorda Pinto Turi, Uil, che «Conte aveva annunciato un tavolo di confronto con le Confederazioni. Nell’incontro del 20- anticipa- decideremo le iniziative di mobilitazione». Anche l’Anief ha dei punti da segnalare: «Rilanciare la figura del ricercatore a tempo indeterminato, attraverso la creazione di un albo nazionale, consentire al personale AFAM l’inserimento in una graduatoria utile per l’attribuzione degli incarichi, permettere lo scorrimento delle graduatorie degli idonei dei concorsi ds sono alcuni dei punti chiave per migliorare il Disegno di legge di Bilancio 2020 AS 1586». Ma senza risorse i programmi sono vani.

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