Sacro il diritto di sciopero, ma va tutelato anche il diritto allo studio

Anche il diritto allo studio degli studenti, come il diritto allo sciopero dei lavoratori, va tutelato non solo a parole ma anche nei fatti, quando invece i fatti, non provocati direttamente dallo sciopero (ma esogeni allo sciopero stesso), possono comprometterlo.

Questa compromissione del diritto allo studio è la denuncia – documentata – di Tuttoscuola, non la compressione del diritto allo sciopero, come qualcuno vorrebbe far credere.

Tuttoscuola continuerà a rendere nota la discrepanza tra gli effetti della proclamazione dello sciopero (e conseguente attuale facoltà di non comunicare preventivamente l’adesione) e l’adesione effettiva allo sciopero.

In proposito, a integrazione dei dati di adesione agli scioperi tra il 26 ottobre 2018 e il 25 ottobre 2019 (media dell’1%) – a cui non hanno mai aderito i sindacati più rappresentativi – riportiamo dalla Funzione Pubblica il dato provvisorio di adesione all’ultimo sciopero nella scuola, quello del 12 novembre 2019, proclamato dall’Anief: 7.016 scioperanti (su 850.639 presenze finora rilevate), pari allo 0,90% del personale scolastico in servizio. Potrebbero alla fine della rilevazione risultare 10 mila, su un milione e 100 mila dipendenti.

È il risultato del libero esercizio del diritto allo sciopero del personale scolastico.

Se ritenevano di avere motivo per scioperare, hanno fatto bene a farlo: i sindacati hanno – per fortuna – tutto il diritto di scioperare, se lo fanno secondo le regole, come normalmente avviene. Un diritto sacrosanto e inviolabile, una conquista della civiltà.

Sarebbe interessante sapere anche, a fronte dei 7.016 scioperanti, in quante classi il 12 novembre scorso non si è fatta lezione (perché il Miur non inizia a rilevarlo?). Perché se fossero molte più dello 0,90% vorrebbe dire che altri fattori, esogeni alla iniziativa presa da quei 7 mila lavoratori che hanno esercitato il loro diritto, hanno inciso, con effetti che sono andati oltre il diritto di sciopero di quei lavoratori, amplificandone le conseguenze. E nella stessa misura in cui sono andati oltre, sono andati a interferire con il diritto allo studio degli studenti, altrettanto sacrosanto e inviolabile: se in una classe non si fa lezione non perché il relativo docente sia in sciopero (fatto legittimo) ma perché i meccanismi a contorno abbiano fatto sì che le famiglie siano state indotte a non mandare a scuola i figli e la scuola non sia stata nelle condizioni di organizzare il servizio, questo non va bene.

Chiunque ponga l’interesse degli studenti davanti a tutto sarà d’accordo. E siamo sicuri che tutti coloro che operano nella scuola pongano sempre l’interesse degli studenti davanti a tutto.