9 gennaio 2020 - 23:29

Oggi giurano Azzolina e Manfredi Corsa contro il tempo per i concorsi: a settembre 250 mila supplenti

Il rischio paventato dalla Cisl. Il dossier nelle mani della neo ministra. Il fattore età, con i pensionamenti che incombono

di Valentina Santarpia

Oggi giurano  Azzolina e Manfredi Corsa contro il tempo per i concorsi: a settembre 250 mila supplenti
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Sono stati annunciati già due volte e da due ministri diversi: ma toccherà alla neo ministra Lucia Azzolina, che oggi giurerà nelle mani del presidente Mattarella, affrontare il dossier concorsi. Uno straordinario e uno ordinario, per un totale di quasi 50 mila posti, che rischiano di arrivare clamorosamente in ritardo rispetto ai tempi e alle necessità della scuola. Il Consiglio dei ministri di ieri ha licenziato il decreto che ha «spacchettato» i due ministeri - delle scuole di ogni ordine e grado si occuperà l’ex sottosegretaria Azzolina, e dell’università e della ricerca il rettore Gaetano Manfredi- ma sono tanti ancora gli aspetti da definire. Entro il 30 giugno del 2020 dovranno essere adottati i regolamenti di organizzazione dei due dicasteri, i dipartimenti saranno probabilmente ridotti per diminuire l’impatto finanziario,e eil personale stesso sarà suddiviso- 60 all’università, 130 all’istruzione- per lavorare sulle pratiche. Ma quella che preme con più urgenza è proprio quella del reclutamento degli insegnanti.

Anticipati già nell’estate del 2018 dall’ex ministro leghista Marco Bussetti, confermati a giugno del 2019, e poi rilanciati a ottobre dall’ex titolare dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, i concorsi dovrebbero stabilizzare 24 mila precari con più di tre anni di servizio e portare in cattedra altri 24 mila nuovi docenti. I bandi dovevano essere già pronti a fine anno: ma il decreto omnibus sulla scuola, approvato in prima battuta a ottobre, è stato convertito in legge solo a dicembre. E anche se l’accordo tra sindacati e ministero promette che sarà pronto entro i primi giorni di febbraio, le previsioni sono fosche: le procedure richiedono dai sei mesi (per quello straordinario, che consta di una sola prova) ai 2 anni (per quello ordinario) e le assunzioni immaginate per settembre appaiono al momento impossibili. Anche per i maestri di scuole dell’infanzia ed elementari i tempi si sono allungati: improbabile che a settembre possano esserci le nomine.

Le conseguenze? «Duecentocinquantamila supplenti in cattedra a settembre», immagina la Cisl, secondo cui il prossimo anno rischia di vedere esplodere il fenomeno della supplentite, particolarmente sentito nel campo del sostegno. «Ai numeri già preoccupanti di oggi – sono oltre 185 mila i docenti con cattedre annuali e 40 mila i supplenti temporanei- si aggiunge quota 100 che porterà in 10 anni all’uscita del 50% del corpo insegnanti», nota la segretaria Maddalena Gissi.
«Facili profezie- commenta il presidente dell’associazione nazionale presidi Antonello Giannelli- Il problema non è tanto la firma dei ministri, visto che la struttura amministrativa continua a funzionare. Ma c’è un fatto oggettivo: ogni anno si pensionano 30/40 mila insegnanti, su 800 mila insegnanti uno su 4 non è di ruolo, e visto che con la progressione della carriera i docenti tendono a spostarsi nelle scuole più centrali, c’è il rischio che quelle periferiche inizino l’anno solo con supplenti». C’è un problema di età, insomma, che senza un adeguato turn-over rischia di far collassare il sistema. «Ben il 58% dei docenti italiani, tra elementari e superiori, ha più di 50 anni, contro una media OCSE del 34%- rileva Marcello Pacifico, dell’Anief- Gli ultimi dati internazionali confermano questo andamento: il nostro è l’unico Paese europeo dove in tutti cicli scolastici l’età media degli insegnanti supera il mezzo secolo».
Il punto è che si viene assunti quando si hanno già molti anni (anagrafici e di esperienza) sulle spalle: «Bisogna rivedere il sistema di reclutamento- conclude l’Anief- perché qui si invecchia da precari».

Il caso

All’inizio dell’anno scolastico gli mancavano 28 docenti di sostegno su 36: Carlo Braga, preside dell’istituto tecnico Salvemini di Casalecchio di Reno (Bologna), ne sa qualcosa della supplentite. Li ha trovati poi i suoi insegnanti?
«Certo, ma convocando 1500 insegnanti: per trovarne 28. Sa perché? Perché noi non possiamo scegliere, dobbiamo solo convocare in base al punteggio in graduatoria, che dipende dal voto di laurea e dall’anzianità di servizio. E quando chiamiamo, arriva di tutto: persone che fanno altri lavori, gente che non vuole spostarsi, insegnanti che dicono di sì e poi si mettono in malattia, persone che non hanno mai insegnato e che per puro caso si trovano inseriti in classi di adolescenti a far lezione...».
Un lavoro massacrante?
«Esatto. Per noi e per le segreteria, oberate dalle procedure amministrative. Perché per 28 cattedre vacanti potresti arrivare anche a fare il doppio dei contratti. E sopratutto c’è una difficoltà di valutazione della didattica che viene prodotta dai singoli, che non vengono soggetti ad alcuna valutazione. L’insegnamento è l’unico lavoro dove prima vieni assunto e poi dimostri quello che sai fare...».

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