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Allarme supplenti sul nuovo anno scolastico Fermi due concorsi da 50 mila cattedre

I bandi annunciati per la prima volta nel 2018

10/01/2020
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Corriere della sera

di Valentina Santarpia

Sono stati annunciati già due volte e da due ministri diversi: ma toccherà alla ministra in pectore Lucia Azzolina, confermata ieri all’Istruzione da un decreto del Consiglio dei ministri, affrontare il dossier concorsi. Uno straordinario e uno ordinario, per un totale di quasi 50 mila posti, che rischiano di arrivare clamorosamente in ritardo rispetto ai tempi e alle necessità della scuola. Il decreto di ieri ha «spacchettato» i due ministeri — delle scuole di ogni ordine e grado si occuperà l’attuale sottosegretaria Azzolina, e dell’università e la ricerca il rettore Gaetano Manfredi — ma sono tanti ancora gli aspetti da definire. Entro il 30 giugno del 2020 dovranno essere adottati i regolamenti di organizzazione dei due dicasteri, i dipartimenti saranno probabilmente ridotti per diminuire l’impatto finanziario, e il personale stesso sarà suddiviso — 60 all’università, 130 all’istruzione — per lavorare sulle pratiche. Ma quella che preme con più urgenza è proprio quella del reclutamento degli insegnanti.

Anticipati già nell’estate del 2018 dall’ex ministro leghista Marco Bussetti, confermati a giugno del 2019, e poi rilanciati a ottobre dall’ex titolare dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, i concorsi dovrebbero stabilizzare 24 mila precari con più di tre anni di servizio e portare in cattedra altri 24 mila nuovi docenti. I bandi dovevano essere già pronti a fine anno: ma il decreto omnibus sulla scuola, approvato in prima battuta a ottobre, è stato convertito in legge solo a dicembre. E anche se nell’accordo tra sindacati e ministero è stato scritto che i bandi saranno pronti entro i primi giorni di febbraio, le previsioni sono fosche: le procedure richiedono dai sei mesi (per quello straordinario, che consta di una sola prova) ai 2 anni (per quello ordinario) e le assunzioni immaginate per settembre appaiono al momento impossibili. Anche per i maestri di scuole dell’infanzia ed elementari i tempi si sono allungati: improbabile che a settembre ci siano le nomine.

Le conseguenze? «Duecentocinquantamila supplenti in cattedra a settembre», immagina la Cisl, secondo cui il prossimo anno rischia di vedere esplodere il fenomeno della «supplentite», particolarmente sentito nel campo del sostegno. «Ai numeri già preoccupanti di oggi — sono oltre 185 mila i docenti con cattedre annuali e 40 mila i supplenti temporanei — si aggiunge quota 100 che porterà in 10 anni all’uscita del 50% del corpo insegnanti», nota la segretaria Maddalena Gissi.

«Facili profezie — commenta il presidente dell’associazione nazionale presidi Antonello Giannelli — Il problema non è tanto la firma dei ministri, visto che la struttura amministrativa continua a funzionare. Ma c’è un fatto oggettivo: ogni anno si pensionano 30/40 mila insegnanti, su 800 mila uno su 4 non è di ruolo, e visto che con la progressione della carriera i docenti tendono a spostarsi nelle scuole più centrali, c’è il rischio che quelle periferiche inizino l’anno solo con supplenti». C’è un problema di età, insomma, che senza un adeguato turn-over rischia di far collassare il sistema. «Ben il 58% dei docenti italiani, tra elementari e superiori, ha più di 50 anni, contro una media Ocse del 34% — rileva Marcello Pacifico, dell’Anief — Gli ultimi dati internazionali confermano questo andamento: il nostro è l’unico Paese europeo dove in tutti cicli scolastici l’età media degli insegnanti supera il mezzo secolo». Il punto è che si viene assunti quando si hanno già molti anni (anagrafici e di esperienza) sulle spalle: «Bisogna rivedere il sistema di reclutamento — conclude l’Anief — perché qui si invecchia da precari»


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