D’accordo, sono ruoli e mansioni, ma qualcuno immaginava, in tempo di Coronavirus, che la sanificazione delle scuole dovessero farla gli stessi dipendenti? Sì, proprio i collaboratori, una delle categorie del personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) che, a differenza degli insegnanti, a scuola non hanno smesso di andare malgrado il blocco delle lezioni. Ora, zone rosse a parte dove i cancelli sono chiusi per tutti, aule e altri ambienti scolastici sono abitati in questi giorni anche dai dirigenti, i capi d'istituto compresi nei forzati della scuola.

Per gli addetti ai lavori sarà anche una situazione nota, ma è normale che gli oltre 200 mila esclusi dalla «vacanza» si sentano discriminati, ma non è soltanto questo. Nella maggior parte degli istituti sono già state eseguite le operazioni di sanificazione e igienizzazione, fatte come il personale ha potuto: con alcol, acqua e altri prodotti maneggiati e applicati utilizzando protezioni essenziali, guanti e mascherine dove presenti, perché vi sono polemiche sulla carenza di questi presìdi minimi e persino su quale ente sia tenuto a fornire i disinfettanti. Sta avvenendo malgrado l'Usb Scuola avverta che il personale non può essere adibito a lavori di sanificazione, «che comportano l’utilizzo di materiali estremamente invasivi» da non affidare al personale Ata «non equipaggiato con i necessari dispositivi di protezione individuale e non autorizzato ad utilizzare determinate sostanze pericolose».

E suona come un richiamo al buonsenso il rimbrotto dell'Anief: «Un rischio inutile» tenere aperte le scuole e poi perché farlo? Per sanificare o disinfettare, ma non è compito del personale Ata e comunque sarebbe bastato un giorno; per garantire la didattica a distanza, ma in pochi istituti sarà possibile; per prestare assistenza al pubblico, tuttavia, non verrà nessuno e se dovesse venire sarà tenuto almeno a un metro di distanza. Insomma: cui prodest? Tanto più che lo stop alla didattica, alle lezioni frontali per intenderci, potrebbe essere prorogato oltre il 15 marzo, anche fuori dalle «zone rosse».
Ma, si diceva, per chi lavora nella scuola forse questa stranezza è consueta, visto che dirigenti e personale Ata, proprio come comandante ed equipaggio di una nave, debbono rimanere a bordo, con attività didattica sospesa, anche in caso di calamità naturali, a meno che la struttura sia inagibile (ma non sono mancati nello Stivale casi di chiusure decise ad horas dai dirigenti, con personale Ata in ferie obbligate e a ragione contestate). Se ancora ce ne fosse bisogno, il Coronavirus che conferma un’Italia a tante velocità, racconta una scuola guidata da norme strabiche, non modificate neppure di fronte all'evidenza e gli stessi sindacati, pur chiedendo al governo interventi immediati, non possono che rinviare al prossimo contratto collettivo nazionale la correzione delle storture. E allora perché meravigliarci di tutti gli errori che hanno agevolato il virus?

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