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Coronavirus, concorsi congelati: non rimane che assumere i precari senza fare le prove. Sindacati all’attacco

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I timori del contagio da Coronavirus non sembrano proprio favorire i rapporti tra il ministero dell’Istruzione e i sindacati della scuola.

Dopo le forti proteste per le modalità di attuazione della didattica a distanza indicate dal capo dipartimento Marco Bruschi con la nota. n. 388 del 17 marzo, definite dai cinque sigle più rappresentative “illegittime e inapplicabili”, l’attenzione è tornata a spostarsi sul precariato. Perché con l’ulteriore rallentamento dei concorsi, non solo della scuola, si sta procedendo verso la formazione di una quantità di supplenze annuali senza precedenti.

Largo al concorso straordinario per titoli e servizi

Pino Turi, Uil Scuola, sostiene che far partire il prossimo, con il massimo della regolarità, bisogna da subito rispondere ad una serie di domande: “come si intende dare effetti giuridici all’anno scolastico, in corso; come svolgere gli esami di maturità; come costituire l’organico di diritto e di fatto; come potere effettuare le domande di mobilità a scuola chiuse, uffici chiusi e sindacati chiusi; i tempi di apertura e chiusura del vecchio e del nuovo anno scolastico”.

Nella lista dei dubbi da dirimere, ci sono anche quelli sui “concorsi che servivano per superare l’emergenza supplenti”.

Riferendosi alla procedura riservata alla secondaria, per la quale si attende ancora l’espressione dovuta per legge del Cspi, “In merito al concorso straordinario – dice Turi – è indubbio che il sistema prefigurato deve essere modificato e sostituito da un concorso straordinario per titoli e servizio che è l’unica maniera per stabilizzare i 24.000 docenti precari che già sono stato oggetto di una apposita legge”.

Sì a graduatorie per titoli con tre anni di servizio

Anche la Flc-Cgil è preoccupata: secondo i calcoli della sigla Confederale, “le supplenze a settembre avranno un boom e questo, dopo mesi di difficoltà e sospensione della didattica, avrebbe gravi ricadute innanzitutto per gli studenti”.

Il sindacato guidato da Francesco Sinopoli ricorda che “almeno da tre anni, nella scuola secondaria, il 70% delle cattedre che sarebbero dovute andare ai ruoli non vengono assegnate a causa della carenza di docenti collocati in posizione utile per accedere all’assunzione. Non possiamo permetterci che questo trend continui a crescere”.

“Sono ormai passati due anni da quando come Flc-Cgil abbiamo presentato al ministro allora in carica la proposta di varare un piano straordinario di assunzioni per i docenti con tre annualità di servizio: questa proposta è più che mai attuale”.
La Flc-Cgil ritiene, quindi, che “basterebbe definire delle graduatorie per titoli a cui accederebbero i docenti con tre anni di servizio. L’accesso all’assunzione potrebbe avvenire in coda a GAE e graduatorie dei concorsi vigenti (2016 e 2018) e la conferma nel ruolo andrebbe fatta dopo aver svolto con esito positivo il percorso formativo abilitante”.

Rivisitare il doppio canale

Anche per la Cisl Scuola è tempo di “valorizzare l’esperienza di lavoro accumulata con reiterati contratti a termine da parte di personale anche assunto attualmente dalla III fascia. Si tratta, come è noto, di docenti non abilitati (nella secondaria), del cui lavoro tuttavia ci si avvale in molti casi per anni, mettendo così le scuole in condizione di funzionare regolarmente. Naturalmente alla loro assunzione si potrebbe procedere solo previo esaurimento, nella provincia, di tutti i canali da cui attualmente si attinge per le assunzioni in ruolo (graduatorie concorsuali e GAE)”.
La proposta Cisl Scuola non è di oggi, ma risale al “2015, in occasione della discussione sulla legge 107 (che prevedeva l’assunzione in ruolo solo da GAE e da GM), proponemmo di inserire nel testo in discussione un emendamento volto a consentire l’assunzione di personale incluso nelle graduatorie d’istituto, a partire dalla II fascia e successivamente dalla III con contestuale percorso abilitante riservato”.
Per l’organizzazione guidata da Lena Gissi, è evidente “la difficoltà a gestire i concorsi in questa situazione di emergenza” e “l’impossibilità di portarli a compimento in tempo utile per assunzioni decorrenti dal prossimo anno scolastico”.

Quindi, è giunto il tempo di “rimuovere le chiusure, spesso preconcette, fin qui manifestate rispetto” ad un’altra “proposta in materia di reclutamento sostenuta dalla Cisl Scuola, contenuta in un dossier pubblicato già nel dicembre del 2018: una “rivisitazione” del sistema a doppio canale che” avrebbe consentito “di tener conto in modo equo sia della necessità di offrire opportunità di accesso al lavoro di insegnante per le giovani leve dei neo laureati (con concorsi ordinari banditi a cadenza regolare), sia di valorizzare l’esperienza di lavoro accumulata per un congruo numero di anni (assumendo come requisito ragionevole un servizio svolto per almeno tre annualità) da quanti insegnano ogni anno nelle nostre scuole con contratti a tempo determinato”.

Assumere chi ha svolto 36 mesi di servizio

Nella stessa giornata, Marcello Pacifico, presidente Anief, denuncia che “in Italia la figura del precario, anche quello di lungo corso, continua a essere bistrattata. A dispetto delle direttive europee, che da oltre vent’anni stabiliscono la collocazione in ruolo di tutti coloro che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio su posto vacante. Lo stato di eccezionalità in cui ci troviamo non ha cambiato le cose: il Governo, per i precari della scuola non è andato, tramite il Decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020, oltre l’approvazione di alcune misure per favorire la continuità occupazionale per i docenti supplenti brevi e saltuari”.

L’Anief sostiene che “l’esecutivo potrebbe seguire la stressa strada intrapresa per l’ambito sanitario, nel quale si prevede l’assunzione senza particolari procedure concorsuali di circa 20.000 professionisti fra medici, infermieri e altre figure professionali. Perché non fare altrettanto nella scuola, dove nelle varie graduatorie pubbliche vi sono precari con titolo di studio ed esperienza da vendere?”.

Per il sindacalista siciliano, infine, “hanno ragione, quindi, quei sindacalisti e quei politici che ritengono di estendere la carta docente ai precari della scuola, i quali paradossalmente hanno in questa fase ancora più bisogno di quei soldi per mettersi sullo stesso piano, a livello di strumentazione tecnologica, dei colleghi già di ruolo”.