24 aprile 2020 - 10:56

Coronavirus, negli ospedali i primi robot teleguidati che consentono ai pazienti di video-chiamare a casa

A Pisa l’esordio: un’anziana affetta da Covid a chiamato i familiari. Ecco come funzionano gli apparecchi del progetto «LHF-Connect», sviluppati dall’IIT di Genova e dall’Istituto per la Robotica e le Macchine Intelligenti. Il prof Ferrari: «Una grande opportunità per i malati»

di Giovanni Viafora

shadow

Infine, eccoli. Sono arrivati in ospedale i primi robot teleguidati a distanza, che consentono ai pazienti affetti da Covid-19 di videochiamare i propri cari a casa, senza mettere in pericolo il personale sanitario. L’iniziativa, lanciata dall’IIT di Genova (Istituto italiano di Tecnologia) e da «I-RIM», l’Istituto per la Robotica e le Macchine Intelligenti guidato dal professor Antonio Bicchi, era stata anticipata lo scorso 30 marzo dal Corriere (leggi l’articolo). I primi tre robot sono stati ospitati per la sperimentazione dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, dall’Azienda USL Toscana Nordovest di Massa-Carrara e dal Centro Polivente Anziani Asfarm di Induno Olona.

Pazienti soli

Alla base del progetto, chiamato LHF-Connect (come «Low Hanging Fruits» cioè quei frutti della ricerca robotica più avanzata svolta negli anni passati e subito coglibili), c’è l’idea di venire incontro alle crescenti esigenze di tanti pazienti, specie anziani, che da un momento si trovano ricoverati in ospedale da soli, perché contagiosi. Molti di loro, come si sa, finiscono per perdere il contatto con la famiglia, talvolta pure senza potersi dire addio. Uno strazio cui spesso cercano di sopperire gli stessi medici e infermieri, porgendo loro un telefono o facendosi loro stessi. Nell’emergenza, dunque, i ricercatori hanno pensato a soluzioni rapide e realizzabili con oggetti commerciali di largo consumo, collaudati e disponibili facilmente, in breve tempo e con una spesa ridotta per gli ospedali.

Come fare

In sostanza, per avere il robot in corsia è semplice: basta scaricare il software dal sito www.lhfconnect.net e seguire le istruzioni, che comprendono anche la lista di componenti da acquistare. Come IPad, treppiede e il Roomba, il robot aspirapolvere che permette di portare lo strumenti al letto dei pazienti (iRobot, la casa madre di Roomba ha concesso ai ricercatori di accedere alle proprie librerie software usandole e modificandole gratuitamente). Tecnicamente LHF-Connect è costituito proprio da una base mobile realizzata modificando un’aspirapolvere robotico commerciale, da un piedistallo e due cellulari o tablet. Il software sviluppato dal team IIT e Università di Pisa permette la supervisione del robot da parte di un operatore remoto, rendendolo così in grado di raggiungere i letti dei pazienti ricoverati in isolamento. Quando la connessione tra il paziente e il medico o il parente è stabilita, il pilota volontario abbandona la comunicazione per garantire la privacy.

I medici

Il dispositivo è stato testato, sia in reparti Covid-19 che di terapia intensiva e sub-intensiva, mettendo in comunicazione una paziente ricoverata in corsia e i suoi familiari, che dal momento del ricovero non avevano avuto la possibilità di vedersi. «Il progetto offre grandi opportunità ai pazienti affetti da Covid-19, alle persone che vogliono essere loro vicine ed al personale sanitario, duramente impegnato in questa situazione di vera emergenza», dice Mauro Ferrari, Professore di Chirurgia e Direttore del Centro ENDOCAS dell’Università di Pisa. «Le potenzialità del progetto, tuttavia, si potranno sviluppare oltre i confini di questa fase e saranno utilissime per disegnare una assistenza sanitaria molto più improntata sull’uso della telemedicina. Per questo, sia la Direzione Aziendale, sia i medici già coinvolti nel progetto hanno manifestato interesse e grande disponibilità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA