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Coronavirus

Coronavirus e tecnologia

Robot in prima linea negli ospedali per telemedicina e telepresenza

Un aspirapolvere, un'asta, un tablet: ecco il robot low-cost tutto italiano per la telepresenza vicino ai malati di coronavirus ricoverati in ospedale. In tutto il mondo si stanno sperimentando soluzioni robotiche e di intelligenza artificiale per contenere la pandemia

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Il robot avatar Lhf Connect
di Celia Guimaraes
Un aspirapolvere robotico, un'asta, un iPad. Con questi tre elementi hanno costruito l'hardware, mentre il software è stato messo a disposizione gratuitamente dai ricercatori dell'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e Università di Pisa. Così è nato il progetto Lhf-Connect, un robot low-cost per l'emergenza coronavirus. 

Lhf-Connect è un progetto a disposizione delle strutture sanitarie le istruzioni per la costruzione di un robot di telepresenza. Si tratta di un robot avatar, guidato grazie al software open source sviluppato dal team di ricerca dell’IIT in collaborazione con l’Università di Pisa, disponibile anche sulla piattaforma TechForCare dell’Istituto per la Robotica e le Macchine Intelligenti (I-Rim) e Maker Faire Rome.

"Il nostro progetto, in sperimentazione in tre ospedali, si chiama "Low Hanging Fruits" (Lhf) per sottolineare l'importanza delle ricadute della ricerca robotica fatta negli ultimi decenni che ci permette, oggi, di poter sviluppare soluzioni rapide ed efficaci per sopperire a situazioni di emergenza e imprevisti", spiegano gli esperti dell'IIT. Sono, infatti, i suoi 'frutti più facili da cogliere'.

Gli avatar robotici in telepresenza sono dispositivi che possono aiutare i pazienti, magari in isolamento da settimane, a contattare i loro parenti senza esporre a rischio lo staff sanitario e i propri cari: può spostarsi tra le stanze senza contatto diretto tra il paziente e il personale. Per assemblarlo, in autonomia e in pochi giorni, si usando dispositivi commercialmente disponibili, ad un costo che si aggira sui mille euro.

I primi tre robot  sono già al lavoro presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, la Azienda USL Toscana Nordovest di Massa-Carrara e il Centro Polivalente Anziani Asfarm di Induno Olona, nel Varesotto.

Il cane robotico Spot 
Il Brigham and Women's Hospital di Boston sta cominciando ad usare un robot molto noto tra gli amanti della tecnologia: il cane Spot, prodotto industriale della Boston Dynamics, che ora diventa assistente ospedaliero per l'emergenza coronavirus.


L'ospedale americano utilizza il robot, opportunamente modificato con la collaborazione del Mit, il Massachussetts Institute of technology di Boston, per la prima fase di triage dei pazienti sospettati di avere casi meno gravi del virus: con un iPad il medico intervista a distanza il possibile contagiato; si spera che Spot possa limitare l'esposizione del personale sanitario al coronavirus.

Spot è anche a Singapore, nel nuovo centro di isolamento di Changi, dove ogni stanza dispone di monitor della pressione sanguigna e di altre attrezzature mediche per  i controlli sanitari da remoto tre volte al giorno, mentre i robot portano i pasti e forniscono servizi di teleconferenza per ridurre i contatti tra malati e operatori. Le autorità ora stanno testando il cane robot di Boston Dynamics presso la struttura per consegnare medicine ai pazienti o per misurarne la temperatura.

L'intelligenza artificiale in corsia
Robot in grado di smistare i pazienti, analisi delle radiografie con l'uso di intelligenza artificiale,  decodifica del genoma virale, ricerca su vaccino: la pandemia di coronavirus ha innescato un processo virtuoso anche in Tunisia, dove il servizi di sanità pubblica viene rafforzato dalla tecnologia. Mentre nel Regno Unito, al Royal Bolton Hospital, gestito dal Servizio sanitario nazionale (NHS), i pazienti dovevano spesso attendere oltre sei ore prima che uno specialista prendesse in mano le loro radiografie. Adesso, una valutazione iniziale delle radiografie viene fatta da un software basato su intelligenza artificiale.

Molti ospedali nel mondo stanno adottando tecnologie innovative per la prima volta, dai robot all'intelligenza artificiale, a causa della carenza di personale e della mole di lavoro decuplicata per la pandemia. Una nuova opportunità per decine di aziende e di startup, che sviluppano o rinnovano prodotti esistenti. Ma anche per la communità dei maker, che lavora insieme a progetti open source e li mette a disposizione di tutti gratuitamente.