Bimbi "in classe" a Borgosesia, ma la scuola resta chiusa
Il no alla riapertura delle scuole in forma sperimentale non ferma il sindaco del comune della Valsesia che va avanti con il progetto pilota di assistenza ai minori per le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano
Nonostante l'altolà del ministero dell'Istruzione Lucia Azzolina, Paolo Tiramani, sindaco di Borgosesia (Vercelli) e deputato della Lega, va avanti dritto per la sua strada e riporta i bambini in "classe", anche se non negli edifici scolastici.
Alle 8 i ventuno bambini della cittadina sono arrivati nelle sedi individuate dal sindaco: i più piccoli, quelli della scuola dell'infanzia, nell'edificio dell'asilo nido comunale che si trova in periferia nella zona della Stazione ferroviaria; quelli delle scuole elementari nel centro sportivo polifunzionale nei locali sopra la Pro Loco a pochi metri dalla piazza principale. "Sono edifici di proprietà comunale - precisa il sindaco - e quindi non violiamo le disposizioni contenute nella lettera del ministro Azzolina", arrivata ieri sera tramite l'ufficio scolastico provinciale di Vercelli e che ha rischiato di compromettere l'avvio del progetto sperimentale.
Tiramani, rispondendo alle domande delle numerose troupe televisive arrivate in Piemonte, commenta la posizione del ministero: "Evidentemente alla ministra, che non sta dando risposte alle famiglie, deve aver dato fastidio vedere un progetto così a pochi chilometri da casa", ha detto, con riferimento al fatto che la Azzolina vive a Biella. Il ministero ha replicato con una nota in cui si ribadisce che "non c'è alcun fastidio", ma che "il progetto locale era semplicemente in aperto contrasto con il quadro normativo e le disposizioni vigenti per il contenimento della diffusione del Covid-19". "Pertanto", si legge nella nota, "l'Ufficio scolastico territoriale di Vercelli ha scritto nella giornata di ieri ai dirigenti scolastici delle scuole interessate, ricordando le norme attualmente in vigore".
Come funziona
Il servizio di assistenza per bambini da 3 a 10 anni, ideato dal Comune di Borgosesia e da quello di Quarona, è dedicato ai genitori che lavorano e non hanno altre soluzioni per accudire i figli. Controlli della temperatura all'ingresso, banchi distanziatati e zainetto in spalla, i bambini sono affidati a educatori professionali sottoposti a test sierologico, in ambienti sanificati e con accorgimenti che hanno avuto il via libera dall'Unità di Crisi della Regione Piemonte.
Tre le classi da 4-5 bimbi ciascuna per le elementari, due per i bimbi della materna, sistemati negli spazi di proprietà del Comune. In classe non ci sono i docenti ma gli educatori del pre e post scuola. Le regole sono rigide: sanificazione quotidiana dei locali, in bagno uno per volta, rilevazione della temperatura più volte al giorno, ingressi e uscite scaglionati, pasti sigillati in confezioni monoporzione. Il costo è di 10 euro euro al giorno più altri 5 per il servizio mensa. "Da Borgosesia e Quarona parte un modello per tutta Italia - sottolinea Tiramani - che vuole aiutare le famiglie che sono tornate al lavoro, ma che non possono assistere ai propri bambini. Dove il Governo non è arrivato, arrivano la pubblica amministrazione e gli enti locali".
Non mancano le polemiche. Per l'Anief Piemonte "la scuola non è un baby parking. Chiediamo al presidente Cirio e all'assessore regionale Chiorino di non cadere nell'errore di fughe in avanti sulla scuola. Ci aspettiamo, quindi, di essere convocati al più presto per discutere dei dettagli di questa sperimentazione". Critici anche i sindacati: "La riapertura sperimentale dei servizi educativi a Borgosesia, Quarona e Varallo porrebbe a rischio la salute e la sicurezza delle famiglie e dei bambini stessi, oltre che delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti, sostengono Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, in una lettera al sindaco di Borgosesia, alla dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo, dell'Ufficio scolastico territoriale di Vercelli e all'assessore regionale all'Istruzione: "Mentre il Ministero dell'Istruzione a livello nazionale e il Politecnico di Torino a livello locale, stanno studiando la sostenibilità della riapertura a settembre, i sindaci Tiramani, Pietrasanta e Botta sembrerebbero avere già trovato la soluzione, senza considerare la manifesta violazione del Dpcm del 26 aprile (sospensione dei servizi educativi) e della Nota del Ministero dell'Istruzione (del 10/3/2020 sul lavoro agile)".
"Se c'è una violazione del decreto ministeriale? Premettendo che noi abbiamo fatto una delibera apposita, dal nostro punto di vista il decreto lascia degli appigli", risponde Paolo Tiramani. "Sul 'CuraItalia' - prosegue - l'articolo 48 invita i Comuni a utilizzare le cooperative in essere, e questo abbiamo fatto. Il decreto vieta di erogare servizi educativi, e questo non è un servizio educativo. Vieta aggregazioni minorili, con un distanziamento inferiore a un metro, cosa che nel caso di Borgosesia non avviene perché abbiamo classi da 35 metri quadri con cinque bambini all'interno più un educatore. Quindi stiamo parlando di 5-6 metri quadri a testa".