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Scuola, sui concorsi dei prof via i quiz. Ma l’intesa non c’è

Graduatorie e prove, il ’lodo’ Conte non convince Pd e Leu, l’accordo della notte di domenica viene scritto dalla ministra. Ma non è quello su cui c’è stato il sì. E domani il testo deve andare in aula

26/05/2020
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il manifesto

Daniela Preziosi

L’intesa sui concorsi dei prof, che deve sbloccare il decreto scuola ormai da settimane inchiodato in commissione cultura di Palazzo Madama, a ieri sera ancora non c’era. Il testo governativo che riformulava l’emendamento Verducci (Pd) – quello che chiede l’assunzione dei precari della scuola per titoli e non per quiz, su cui c’è il sì anche delle opposizioni – nella mattina di ieri fa una sua apparizione. Giusto il tempo di raccogliere il niet di Pd e Leu. Il concorso agostano per i 32mila precari da assumere è effettivamente uscito di scena, ma resta grande confusione sulle graduatorie da cui dovranno essere scelti i neoassunti, e soprattutto sulla ‘prova’ che, una volta che la pandemia lo consentirà, dovranno sostenere: quella orale è diventata «scritta», i quiz sono diventati «domande a risposta aperta» ma con un eccesso di dettagli che rischiano di confondere ulteriormente la prova. Alla fine i contratti saranno retrodatati a settembre, come chiedevano Pd e Leu. Ma Azzolina, che ha tradotto alla sua maniera l’accordo raggiunto, vuole la garanzie che la prova venga comunque svolta entro l’autunno, mentre i docenti saranno in classe.

COSÌ TORNA IN ALTO MARE l’accordo che sembrava trovato nel cuore della notte fra domenica e lunedì, alla fine una videoriunione convocata da Palazzo Chigi alle 23, finita all’una, e iniziata solo dopo un lungo vis-à-vis fra Conte e la ministra. Da cui la ministra era uscita con il volto molto scuro. Uscito dai radar il concorso, il Pd aveva tirato un mezzo sospiro di sollievo.

E INVECE NO. Ieri mattina i 5 stelle esultano, con dichiarazioni copia-incolla, per aver «salvato la selezione meritocratica» dei docenti. È la formula ormai nota per far sapere che, in un modo o nell’altro, nel nuovo testo resisterà la filosofia che Pd e Leu vogliono almeno trasformare. Azzolina ha ritrovato il sorriso: «Viene accolta la richiesta di modificare la modalità della prova, eliminando i quiz a crocette che erano stati previsti nel decreto scuola votato a dicembre in parlamento. Questa prova sarà sostituita con uno scritto in modo da garantire una selezione ancora più meritocratica». Intanto sui social la ministra è oggetto di attacchi sessisti. Solidarietà bipartisan da oltre 40 deputate.

IL PRESIDENTE DEI SENATORI PD Marcucci, che nella notte di domenica aveva dato l’accordo praticamente per fatto, ora frena: «Siamo moderatamente soddisfatti. Per tirare un respiro di sollievo, aspettiamo di conoscere le intenzioni del governo fin nei minimi dettagli». Francesco Verducci, firmatario dell’emendamento-scoglio, spiega: «La decisione politica è: 1, non si terranno prove durante l’emergenza sanitaria; 2, la valutazione degli insegnanti non avverrà con un quiz a crocette» ma «adesso vediamo come tutto questo verrà scritto nero su bianco». Nel pomeriggio in commissione in senato vengono affrontati gli altri emendamenti resistiti alla scure regolamentare. All’opposizione, che tiene ai finanziamenti alle paritarie, viene informalmente spiegato che il tema verrà ripreso nel decreto rilancio. Su questo arriverà stamattina alle 12 il parere (contrario) della commissione bilancio.

MA SUL CUORE DEL PROBLEMA, le assunzioni – in che modo avverrà l’immissione in ruolo degli insegnanti dalle graduatorie per titoli e servizio, e come e quando si svolgerà la nuova prova – resta lo stallo. La commissione viene riconvocata per le 18 ma a quell’ora l’emendamento di Palazzo Chigi non c’è. I rappresentanti di Pd e Leu si riuniscono. Intanto dalla Flc Cgil arrivano parole dure sul primo testo, quello arrivato dall’Istruzione e restituito al mittente: «L’accordo sui concorsi non risponde all’obiettivo di semplificare la procedura concorsuale. Ci troveremo di fronte a un nuovo anno scolastico che comincia con oltre 200 mila cattedre scoperte, avvicendamento di supplenti e difficoltà per famiglie e alunni», avverte il segretario Francesco Sinopoli, e chiarisce: «La procedura straordinaria nasce dall’esigenza di riparare ad un torto che lo Stato ha commesso verso lavoratori precari che lavorano da anni nella scuola con contratti a termine, a dispetto delle norme europee che prevedono la stabilizzazione». Ma sostituendo «il quiz con una prova scritta a risposte aperte, a cui poi seguiranno formazione e prova orale selettiva» finirà «che i tempi del concorso si allungheranno». Nel pomeriggio anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, nel corso di un dibattito con Pierluigi Bersani sul prossimo autunno, a proposito della scuola scuote la testa e ammette: “Ancora non ci siamo proprio”. Dalle sigle sindacali più piccole i toni sono quelli della vigilia delle mobilitazioni: «L’impressione sgradevolissima è che si stia giocando con la pazienza dei precari e con il diritto alla continuità didattica degli studenti», avverte Marcello Pacifico, dell’Anief, una delle sigle dei docenti.

EPPURE LA NOTTE PRIMA il presidente Conte sembrava aver capito che una soluzione pasticciata non avrebbe fatto bene alla scuola, alle famiglie, ai prof, ma anche al consenso intorno al suo esecutivo. La commissione del senato è convocata per stamattina. Si attende il nuovo testo. E domani è convocata l’aula di Palazzo Madama, dove il voto di fiducia è ormai scontato visto che entro il 7 giugno il decreto deve essere convertito, pena decadere.


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